09 Novembre 2017, 06:05
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PALERMO – La difesa si gioca la carta di una perizia per ottenere l’assoluzione di Francesco Urso, condannato in primo grado a 4 anni e 8 mesi di carcere per lesioni e detenzione illegale di arma.
Sarebbe stato lui a fare fuoco contro Luigi Cona, scatenando il pomeriggio di follia culminato nell’omicidio di Mirko Sciacchitano. Il 3 ottobre 2015 due uomini a bordo di uno scooter Sh 300 di colore bianco arrivarono al civico 4 di via dell’Allodola. Avevano il volto coperto dai caschi integrali, ma secondo i pm si trattava di Urso e Sciacchitano. Uno dei due fece fuoco contro Cona, titolare della rosticceria “al Bocconcino”.
Gli avvocati Giovanni Castronovo e Ornella Butera si sono rivolti a un consulente di parte. Sostengono che dal momento in cui lo scooter è stato ripreso da una telecamera in via dell’Orsa Minore e la telefonata giunta al 118 con cui si chiedeva l’intervento dei sanitari sono trascorsi 3 minuti e 31 secondi.
Tenendo conto del tempo necessario per giungere davanti alla rosticceria, secondo i legali, resterebbero appena trenta secondi nel corso dei quali sarebbe avvenuta prima la lite verbale e poi il ferimento. Troppo pochi per ritenere che sia andata veramente così.
I legali sostengono inoltre che non ci sia alcuna certezza sul riconoscimento di Urso attraverso l’analisi delle immagini. Ed infine ci sarebbe il giallo della perizia dell’accusa e dello stub. Dalla prima è emerso che a fare fuoco fu una sola pistola, mentre il tampone adesivo ha raccolto tracce di esplosivo sulle mani di Mirko Sciacchitano. “Chi è stato a fare fuoco?”, si chiede l’accusa.
In primo grado i giudici del Tribunale non hanno avuto alcun dubbio. Il 15 novembre la Corte d’appello, presieduta da Antonino Napoli, entrerà in camera di consiglio. La procura generale ha chiesto al conferma della condanna.
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09 Novembre 2017, 06:05