Crapanzano, arriva la grazia| Uccise il figlio autistico - Live Sicilia

Crapanzano, arriva la grazia| Uccise il figlio autistico

la decisione del presidente della repubblica
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La grazia è arrivata. Il presidente della Repubblica ha firmato il provvedimento di clemenza per Calogero Crapanzano, l’uomo che nel 2007 uccise il figlio autistico. Drammatiche, come tutta la vicenda, erano state le parole che Crapanzano affidò a Livesicilia. “Angelo era aggressivo, violento, incontrollabile, io e mia moglie non ce la facevamo più – raccontò due anni fa -. Con lui abbiamo passato 27 anni di galera. Io non posso andare in carcere. Sto male. Se la condanna verrà confermata in Cassazione, chiederò la grazia al presidente Napolitano. Ha un cuore di padre. Capirà il mio strazio”.

Uno strazio culminato in quel tragico 23 giugno 2007. L’uomo, maestro di scuola elementare in pensione, dopo avere strangolato con una corda il ragazzo si presentò spontaneamente ai carabinieri confessando il delitto. “Troppe volte ho chiesto aiuto alle istituzioni – ricostruì così il suo dramma familiare -. Ma mi prescrivevano solo psicofarmaci per il mio ragazzo. Ero ormai esasperato da una vita d’inferno. Angelo picchiava me e mia moglie. Qualche volta aveva anche minacciato il suicidio. Dopo l’ennesima crisi del ragazzo, che ci chiedeva di smontare un condizionatore, ho avuto un raptus. E adesso sono pentito”. Ecco perché come dice il suo legale, Giuseppe Sciarrotta, che non ha ancora sentito il suo assistito, non c’è alcun motivo per festeggiare.

La grazia raggiunge un uomo segnato dai postumi di un’ischemia e dalla depressione. Non sarà più sottoposto agli arresti domiciliari. Una forma blanda di arresti in casa dove Crapanzano era costretto, fino a oggi, a restare dalle dieci di sera a mezzanotte. Un peso avranno avuto nella decisione del capo dello Stato, Giorgio Napolitano, le parole scritte dal giudice nella motivazione della sentenza di condanna a nove anni e quattro mesi, contro i trenta chiesti dalla pubblica accusa. Quel giudice è Lorenzo Matassa che così scriveva: “Un caso di scuola in cui può affermarsi che la società stessa prepara il delitto. Senza pietismo e vittimizzazioni, ma solo per comprovare al processo la verità di un fatto storico, può affermarsi che le condizioni di vita familiare e sociale dell’imputato erano condizionate dal pesante fardello di omissioni, incoerenze e fraintendimenti del sistema socio-sanitario in materia di salute, che generano gravi compromissioni del diritto fondamentale previsto dalla Costituzione”.

Lo Stato non c’era quando Crapanzano aveva bisogno del suo aiuto. Impossibile, a parere del giudice, non tenerne conto. E così per l’imputato arrivò il riconoscimento di tutte le attenuanti. “L’assassinio non è tollerabile né scusabile, ma per quasi trent’anni Crapanzano – sottolineava Matassa – ha dedicato interamente al figlio disabile la sua vita. Non fu un dramma della follia, ma dramma della malattia. Cosa fa lo Stato per curare chi è colpito dal male autistico? In quale modo si tutela l’ integrità delle famiglie che da questo male vengono travolte? La risposta, triste e disarmante, è purtroppo quella che implica l’assenza: nulla”.


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