09 Agosto 2012, 14:09
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Alla fine degli anni ’90 era il preside della facoltà di Radiologia dell’Università di Palermo. Finì nel calderone dei professori indagati dalla Procura di Bari per i presunti concorsi truccati in varie università d’Italia. Adelfio Elio Cardinale, oggi sottosegretario alla Salute, aspetta da dieci anni di vedere chiusa la vicenda giudiziaria. Mai convocato per essere sentito dagli inquirenti baresi, si é visto notificare nel 2009 un avviso di conclusione delle indagini preliminari per il reato di concorso in truffa per fatti commessi fino al 2002. Mai convocato per l’udienza preliminare credeva addirittura che la sua posizione fosse stata archiviata. E invece, nel gennaio scorso, gli atti di quella lunga e lontana indagine sono finiti a Palermo, sulla scrivania di un pubblico ministero investito della responsabilità di valutare nuovamente il coinvolgimento del professor Cardinale nella presunta ‘cupola’ che pilotava i concorsi universitari, capeggiata, secondo l’accusa, dal cardiologo barese Paolo Rizzon.
In sede di udienza preliminare a Bari, infatti, il gup Antonio Diella ha dichiarato la propria incompetenza territoriale ‘spacchettando’ il processo in cinque diversi fascicoli, destinati ad altrettante Procure italiane, da Brescia a Palermo, passando per Pisa, Firenze e Bari. Il difensore del sottosegretario, l’avvocato Roberto Fabio Tricoli, contattato dall’ANSA, ci tiene a fare alcune precisazioni parlando di “grave violazione del diritto di difesa per la mancata notifica dell’avviso di fissazione dell’udienza preliminare”. L’avvocato rende noto di aver impugnato il provvedimento del gup di Bari facendo ricorso per Cassazione per ottenerne la nullità. “Vogliamo andare davanti al gup di Bari – dice il legale – per dimostrare la nostra innocenza e chiudere questa storia in breve tempo”. Con gli atti nuovamente nelle mani di un pm – spiega – “siamo tornati indietro di 10 anni. Se avessimo saputo dell’udienza preliminare avremmo potuto difenderci in quella sede”.
E’ lo stesso Cardinale a sottolineare “la sua totale e assoluta estraneità ad ogni fatto contestato che – afferma – ribadirò quando avrò la possibilità di essere sentito per la prima volta dagli organi inquirenti”. La vicenda, nota da quando nel 2004 portò all’arresto di cinque docenti, è emersa nuovamente con l’anticipazione di un articolo pubblicato sull’Espresso in edicola domani. Rivela il settimanale: “Stimato professore di Palermo, cavaliere di Gran Croce, sposato con il magistrato Annamaria Palma, capo di gabinetto del presidente del Senato Renato Schifani, secondo i pm il radiologo siciliano avrebbe favorito la figlia di un suo collega, l’attuale numero uno della Società italiana di cardiologia Salvatore Novo, in modo da farle vincere nel 2005 un posto da ricercatore, con correlativo danno di rilevante gravità per l’università di Palermo, di circa 347.336 euro lordi”.
(Fonte Ansa)
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09 Agosto 2012, 14:09