02 Febbraio 2021, 15:07
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CATANIA – Richiesta di pena durissima. Ancor più severa di quella inflitta in primo grado dalla gup Marina Rizza nel 2014 che lo aveva condannato a sei anni e sei mesi. La Procura generale di Catania, rappresentata dall’aggiunto Agata Santonocito e dal procuratore di Siracusa Sabrina Gambino (applicate per il processo), ha chiesto una pena di sette anni e quattro mesi di reclusione per l’ex presidente della Regione Siciliana, Raffaele Lombardo, accusato di concorso esterno all’associazione e corruzione elettorale.
Si è chiusa dopo diverse udienze la requisitoria delle due magistrate che oggi hanno affrontato due capitoli inerenti l’imponente materiale raccolto nel corso delle indagini del Ros. E che via via si è andato ad allargare, soprattutto con la defezione di alcuni boss di Cosa nostra (non solo catanese) che sono diventati collaboratori di giustizia. Come Francesco ‘martiddina Squillaci, il killer del poliziotto Gianni Lizzio, e Dario Caruana, personaggio per anni molto vicino a Nino Santapaola (fratello del padrino Nitto) e i Mirabile. Oggi Santonocito e Gambino hanno affrontato i punti cardine delle dichiarazioni di Rosario Di Dio, esponente della mafia del calatino, e i tratti fondamentali che costituiscono la contestazione dei reati elettorali. Ancora una volta, le due pg hanno sviscerato le motivazioni delle sentenze confrontandole con i motivi d’appello della difesa e dopo hanno cristallizzato l’apparato accusatorio. Nelle scorse udienze fiume, la procura generale ha portato all’attenzione della Corte d’Appello di Catania i tasselli che costituiscono il mosaico dell’accusa che si delinea nelle relazioni tra mafia, imprenditoria (appalti, ndr) e politica.
La richiesta iniziale è stata di 11 anni, ma è stata ridotta per il rito abbreviato. Potremmo definirlo un processo d’appello bis, visto che si è aperto dopo l’annullamento con rinvio della Cassazione alla sentenza di assoluzione di secondo grado in riferimento proprio alla contestazione di concorso esterno. La Corte d’Appello di Catania, infatti, aveva condannato il politico autonomista solo per voto di scambio, ribaltando in parte il verdetto del gup.
Il processo è stato aggiornato al prossimo 2 marzo. E in quell’occasione Raffaele Lombardo rilascerà – come ha chiesto – delle dichiarazioni spontanee. Oggi pomeriggio, dopo la pausa, ha anticipato quali saranno i temi della sua “discussione”. Al termine dell’udienza, l’ex governatore ha rilasciato un commento a caldo all’Ansa: “Ho ascoltato con attenzione la requisitoria della Procura generale e ritengo oggi più di ieri che l’accusa non abbia dimostrato in alcun modo l’esistenza di miei rapporti con la criminalità organizzata. Sono state dette molte cose non vere smentite ‘per tabulas’ dall’attività che ho condotto come presidente della regione e come amministratore locale”.
Una volta che Lombardo terminerà la sua analisi, cominceranno le arringhe del collegio di difesa costituito degli avvocati Maria Licata ed il professore Vincenzo Maiello.
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02 Febbraio 2021, 15:07