09 Aprile 2014, 15:30
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PALERMO – Avrebbe consentito il prelievo gratuito di acqua dai pozzi comunali di Lampedusa, provocando un danno erariale. L’ex sindaco dell’Isola, Bernardino De Rubeis, è stato condannato dalla Corte dei Conti a pagare oltre 290 mila euro.
Secondo il pubblico ministero contabile Maria Concetta Carlotti, De Rubeis avrebbe autorizzato tre ditte private a prelevare l’acqua. L’ex sindaco si è difeso sostenendo che gli unici prelievi autorizzati erano quelli per l’utilizzo delle risorse idriche per scopi pubblici. Aveva pure chiesto la sospensione del giudizio contabile in attesa che si concludesse quello penale. In un primo momento la sua richiesta era stata accolta. Furono poi le Sezioni Riunite a dare il via libera al processo perché “la sentenza penale, peraltro non ancora definitiva, non può influire sul procedimento dinanzi a questo giudice, basato su presupposti giuridici diversi”.
De Rubeis, in primo grado in sede penale è stato condannato per concussione e abuso d’ufficio per la gestione dei rifiuti, ma assolto per la vicenda dell’acqua. De Rubeis avrebbe disposto verbalmente al custode dei pozzi di lasciare aperti i cancelli anche oltre l’orario di chiusura e che le tre ditte private potevano prelevare senza bollettini di pagamento. “Dalle indagini svolte dalla Guardia di finanza – scrive oggi il collegio presieduto da Luciana Savagnone – è emerso che la gestione della erogazione dell’acqua, potabile e non, nel Comune di Lampedusa negli anni 2007 e 2008 era stata a dir poco confusa. La cronica carenza di risorse idriche e le disastrose condizioni della rete di distribuzione, anziché determinare una rigorosa conduzione del bene, erano state il pretesto per una totale mancanza di regole nel prelievo e nel pagamento dei canoni, cosicché certamente alcune ditte proprietarie di autobotti erano state favorite nell’approvvigionamento. Risulta – conclude il collegio – infatti che tali ditte avevano venduto acqua sia a privati cittadini che ad esercizi commerciali in misura di gran lunga superiore a quella prelevata e pagata presso l’acquedotto. Tutto ciò è certamente addebitabile al sindaco che, indipendentemente da possibili comportamenti aventi rilievo penale qui ininfluenti, aveva omesso di esercitare quel controllo e di approntare i mezzi necessari ad un corretto e produttivo uso delle risorse idriche”.
Non è la prima volta che De Rubeis viene condannato dalla Corte dei Conti. Era già accaduto per le assunzioni all’ufficio di gabinetto e per le vicende legate alla costruzione di un canile comunale.
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09 Aprile 2014, 15:30