Danno d’immagine per la Sicilia | La Corte dei conti condanna Cuffaro

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25 Novembre 2013, 16:04

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PALERMO – Dopo la condanna per favoreggiamento aggravato alla mafia adesso arriva anche quella per danno erariale. Totò Cuffaro ha macchiato l’immagine della Regione e dovrà sborsare 150 mila euro. È la conseguenza contabile del processo penale, ormai giunto a sentenza definitiva, per il quale l’ex governatore sta scontando sette anni di carcere a Rebibbia. Il processo davanti ai giudici contabili ha fatto il suo corso.

Il procuratore regionale aveva concluso la sua requisitoria sostenendo che “circa la gravità dei reati contestati che, unitamente alla notevole diffusione mediatica delle notizie, hanno gravemente compromesso l’immagine dell’Amministrazione regionale da lui rappresentata; il disvalore della condotta di quest’ultimo è di estremo rilievo in considerazione della posizione funzionale dello stesso, Presidente della Regione siciliana, e, quindi, primo cittadino di una Regione tormentata dalle attività criminose di Cosa nostra”.

Da qui la richiesta di condanna a 300 mila euro che, invece sono scesi a 150 mila. La stesa Corte ha condannato l’ex maresciallo del Ros, Giorgio Riolo, e il collaboratore amministrativo dell’ex Ausl di Palermo, Salvatore Prestigiacomo, a versare rispettivamente 100 mila all’Arma e 25 mila euro all’Azienda sanitaria. Per tutti e tre la sentenza è appellabile.

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Il collegio presieduto da Luciana Savagnone ha concluso che “nessun dubbio può sussistere circa l’esistenza di una grave lesione all’immagine della Regione siciliana, in conseguenza del comportamento delittuoso del suo presidente”. Non ha retto, dunque, la tesi difensiva, secondo cui mancava “il presupposto per richiedere il risarcimento del danno all’immagine della Regione posto che i reati per i quali il Cuffaro è stato condannato non costituiscono una violazione dei suoi doveri funzionali quale soggetto autore del reato… si tratta di fatti e comportamenti che non hanno alcun collegamento funzionale”.

Sul punto secca è la replica della Corte dei Conti: “Il collegio ritiene che attraverso la commissione del reato il Cuffaro abbia violato il ‘dovere d’ufficio’ più importante, costituito dal dovere di rispettare le leggi e di non violarle, che grava su chi, rivestendo una carica pubblica di tale rilevanza, si pone quale garante nei confronti della cittadinanza del rispetto della legalità”.

 

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25 Novembre 2013, 16:04

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