11 Settembre 2017, 18:36
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PALERMO – Alla fine a rischiare la condanna, la seconda, è il solo Faustino Giacchetto. Per tutti gli altri imputati, politici inclusi, si profila l’assoluzione o la prescrizione. Il pubblico ministero Pierangelo Padova, nel processo cosiddetto Ciapi-bis, ha chiesto cinque anni di carcere per il manager della pubblicità, già condannato a 8 anni nel troncone principale nato dall’inchiesta sulla mala gestio del Ciapi di Palermo.
Oltre alla truffa sono ipotizzati, a vario titolo, i reati di corruzione e violazione del finanziamento pubblico ai partiti. In tanti avrebbero ottenuto contributi economici e pagamenti di forniture in occasione delle campagne elettorali.
Sarebbe prescritta la corruzione che avrebbe commesso l’ex assessore regionale alla Famiglia Francesco Scoma, ma anche le violazioni sui finanziamenti elettorali contestate ai parlamentari Santi Formica, Nino Nino Dina e Salvino Caputo. Chiesta l’assoluzione nel merito per Salvatore Alotta e Gerlando Inzerillo, ex consiglieri comunali di Palermo, e Salvatore Sanfilippo, sindaco di Santa Flavia. Non sapevano che il contributo ottenuto da Giacchetto venisse dai fondi “distratti” dall’ente di formazione professionale. Manca, dunque, l’elemento soggettivo per contestare il reato.
Di truffa erano invece chiamati a rispondere anche i dirigenti del Ciapi – Sandro Compagno, Carmelo Bellissimo e Calogero Bongiorno – gli imprenditori Vincenzo Li Mandri, Massimiliano Sala, Armando Caggegi, Giancarlo Ferrara, Maurizio Pipitone, Antonina Di Salvo, Alfredo Flaccomio. Anche per loro è stata chiesta l’assoluzione.
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11 Settembre 2017, 18:36