Condannato per mafia e acclamato: il ritorno di Totò Cuffaro

Condannato per mafia e acclamato: il ritorno di Cuffaro

Un bagno di folla per l'ex governatore e per il candidato del centrodestra, Roberto Lagalla.
PALERMO 2022
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Il linguaggio del corpo, soprattutto. Quelle mani levate, come se celebrassero la coppa del mondo. Il sorriso che non si contiene e si trasforma in entusiasmo. Nelle lunghe notti da carcerato a Rebibbia, nella cella con il cesso alla turca, Totò Cuffaro deve averla sognata così la sceneggiatura del suo ritorno in politica. Non soltanto da ex detenuto e scrittore di libri, non soltanto da volontario in Burundi. Un rientro da politico, non più eleggibile, ma acclamabile. Un trionfo di corpi, vasate e abbracci anche in epoca Covid. E il bagno di folla c’è stato, tale da attutire – ci scommettiamo – la personale amarezza per la fondata riflessione e le strumentalizzazioni sul rapporto tra condannati per mafia e politica.

Poi, si dovrebbe a provare spiegare, nel suo vero volto, questo tripudio che a molti parrà incongruo. Lui, l’uomo che ha scontato una pena per favoreggiamento a Cosa nostra, accolto come una star. E non si può spiegarlo – anche se è consolante e, talvolta, redditizio farlo – con il canone un po’ losco dell’irredimibilità. Perché, davvero, nessuno potrebbe affermare che quella platea festante fosse composta dai favoreggiatori di un favoreggiatore, legati reciprocamente da trame innominabili. C’erano, semplicemente, palermitani. E c’erano molti giovani dalla faccia pulita.

Il ritorno di Totò Cuffaro, insomma, pone alla politica qualche interrogativo non scontato. Il protagonista ha glissato sulle affermazioni di Maria Falcone e di Alfredo Morvillo che, certo, non intervengono per spirito di fazione, ma rappresentano la limpida coscienza dell’antimafia. Ha detto che “Giovanni Falcone è un eroe di tutti”, affermazione, invero, discutibile, se, alla parola ‘tutti’ non segue ‘gli onesti’. Si è complimentato con se stesso per la rinascita della DC ‘partito dei valori’ e ha pronosticato la facile vittoria dell’ex rettore Lagalla al primo turno. Dal canto suo, il candidato del centrodestra ha pattinato con la consueta destrezza sulle domande più insidiose.

Dunque, Totò è qui per il giubilo e lo scoramento di mondi che non saranno mai d’accordo, a prescindere dalle questioni che non possono non interrogare la memoria dei martiri e la nostra stessa coscienza. Ma il vecchio che ritorna il suo conto più salato lo presenta alla politica, perché, proprio nel suo rieccomi, si racconta la crisi del nuovo. O presunto tale.


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