05 Ottobre 2015, 05:02
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CALATABIANO. Ha trascorso la prima notte in carcere il 36enne Paolo Cartelli, reo confesso dell’omicidio di Maria Ruccella, detta da tutti Amalia, la 75enne di Calatabiano trovata agonizzante sabato nella propria abitazione. L’uomo, conosciuto in paese con il nome di Sergio, ha ucciso l’anziana per un credito di 10 euro, il corrispettivo, stando al racconto dell’assassino, di alcuni lavori svolti nella campagna della vittima. Nel primo pomeriggio di sabato, intorno alle 14, il 36enne ha bussato alla porta della donna per chiederle di onorare il debito. “Dovevo comprare le sigarette”, avrebbe detto nel corso dell’interrogatorio davanti al pubblico ministero Pasquale Pacifico, titolare delle indagini. Ma di fronte al rifiuto della signorina Amalia, che gli avrebbe anche intimato in malo modo di andare via, l’uomo ha perso il controllo, colpendo la donna alla testa con una bottiglia di vetro e ferendola, con il collo della stessa arma, alla gola. L’omicida, senza portare via alcun oggetto dalla casa, ha raggiunto un edificio attiguo, attraverso il cortile dell’abitazione, uscendo pochi metri più in là da una porta in via Veneto. Nessuno lo avrebbe visto uscire. Da lì avrebbe raggiunto un bar per prendere un caffè, rientrando poco dopo a casa, in via Macherione, a non molta distanza dalla scena del crimine. L’uomo si sarebbe cambiato i pantaloni macchiati di sangue, ritrovati poi dalla madre convivente. Quest’ultima non avrebbe collegato subito quelle tracce di sangue all’efferato delitto accaduto nel pomeriggio. Il nome del 36enne era stato già inserito dai carabinieri della Compagnia di Giarre, che hanno condotto le indagini insieme al Nucleo Investigativo di Catania, in un elenco di sospetti, circa una decina, da sottoporre a controllo. Gli elementi acquisiti nel corso delle serrate indagini lasciavano pensare che l’uomo, abituale frequentatore della donna, per la quale spesso svolgeva commissioni, potesse essere coinvolto nell’omicidio. Ieri pomeriggio, a 24 ore esatte dal barbaro assassinio, la madre di Paolo Cartelli ha raccontato al comandante dei carabinieri della stazione di Calatabiano di aver trovato quei pantaloni macchiati di sangue. L’omicida, condotta poco dopo in caserma, ha confessato. Una versione confermata davanti al pm nella sede del Comando provinciale dei carabinieri in piazza Verga a Catania.
Nel frattempo i carabinieri del Sis hanno perquisito l’abitazione dell’uomo, portando via i pantaloni indossati durante l’omicidio ed altri oggetti. Già domani nei laboratori dei Ris di Messina si procederà con i riscontri. Dovranno essere comparate le impronte digitali del 36enne con quelle rinvenute sull’arma del delitto, il collo della bottiglia, e il dna dell’uomo con le tracce biologiche trovate sulla scena del crimine.
La notizia del fermo in paese ha lasciato sgomenta l’intera comunità. L’omicida, descritto dai concittadini come un soggetto affetto da lieve ritardo mentale, non sarebbe mai stato protagonista in passato di episodi di violenza.
Oggi sarà eseguita l’autopsia sul corpo della vittima. Il sindaco di Calatabiano Giuseppe Intelisano ha già proclamato il lutto cittadino nel giorno del funerale.
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05 Ottobre 2015, 05:02