24 Agosto 2015, 12:40
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TRAPANI – Il Tribunale delle misure di prevenzione di Trapani, presidente giudice Franco Messina, ha disposto una confisca ai danni dell’imprenditore Vito Tarantolo, a conclusione del procedimento avviato due anni addietro con il sequestro preventivo dei beni. La confisca sfiora i 20 milioni di euro. Nel 1998 Tarantolo fu tra gli arrestati di una operazione antimafia, “ Rino 2”, ed ha poi patteggiato una accusa per favoreggiamento evitando l’aggravante di aver favorito l’associazione mafiosa. Indagini successive hanno dimostrato che la contiguità con Cosa nostra da parte del Tarantolo anzicchè venire meno si è rafforzata.
Affari, appalti e mafia. Nel mirino sono finiti alcuni appalti pubblici, condotti a Mazara, quelli presso l’aeroporto di Palermo, attraverso i quali per i giudici si è sviluppato ulteriormente i rapporti con i capi mafia di Trapani e Palermo, Vincenzo Virga, Francesco Pace e i Lo Piccolo, “il ricongiungimento ai vertici della cosca trapanese si riscontra – scrivono i giudici – nell’ assunzione di compartecipazione in società per una speculazione edilizia” condotta nel trapanese, indagione che arrivò fin dentro una banca pugliese, ad Alberobello. I giudici hanno fatto emerge come sebbene il Tarantolo in periodo successivo al suo arresto e alla condanna risultava estraneo a una serie di società interessate anche in questa speculazione, come la Sgm e la Cogeta, di fatto si palesava come unico manovratore, contrattando con banche e acquirenti delle villette realizzate.
Ricostruendo la rete di rapporti, per il Tribunale “è risultato funzionale agli interessi della struttura criminale mafiosa…Nel concreto Tarantolo è risultato in rapporti con il Virga, e con il suo vice, Genna, e catturato il primo, non esita a interfacciarsi con Pace Francesco, reggente della predetta famiglia, per aggiudicarsi i lavori in nome di un patto criminale con il sodalizio mafioso, consolidatosi nel tempo, da cui sono derivati reciproci vantaggi, sia per le attività del Tarantolo, sia per l’associazione mafiosa”. Il Tribunale per le misure di prevenzione ha disposto oltre alla confisca dei beni anche la misura della sorveglianza speciale per tre anni e l’obbligo di dimora nel comune di residenza.
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24 Agosto 2015, 12:40