07 Marzo 2017, 06:04
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PALERMO – Parlavano di una gara che, alcuni mesi dopo, si sarebbero aggiudicati. Una gara da 8 milioni e 700 mila euro per le pulizie all’interno dell’aeroporto Falcone e Borsellino. Solo che il consiglio di amministrazione di Gesap bloccò tutto poco prima che venisse sottoscritto il contratto di servizio. “L’appalto non fu mai firmato, alcuni mesi fa abbiamo allertato con una nota la Procura di Napoli perché non ci avevamo visto chiaro”, spiega il presidente di Gesap, Fabio Giambrone. C’è un capitolo “palermitano” nell’inchiesta di Roma e Napoli sul “sistema Romeo”.
Gli interessi di Alfredo Romeo, l’imprenditore napoletano finito in cella nello scandalo Consip, arrivano fino al capoluogo siciliano. Nell’aprile 2016 la “Romeo Gestioni” si è aggiudicata la commessa bandita da Gesap, la società che gestisce i servizi a terra dello scalo palermitano. La sua offerta è stata ritenuta quella più “economicamente vantaggiosa” tra le diciassette presentate. Solo che il consiglio di amministrazione non ha mai dato il via libera al contratto.
Agli atti dell’inchiesta dei pm napoletani Celeste Carrano e Henry John Woodcock c’è una telefonata del 19 gennaio 2016 che chiama in causa il management, vecchio e nuovo, di Gesap. Gli interlocutori sono Romeo e Italo Bocchino, ex parlamentare di An che, secondo gli investigatori, non sarebbe “un semplice consulente alle dipendenze di Alfredo Romeo, ma un soggetto che interviene nelle dinamiche che sottendono il perseguimento di finalità ed obiettivi imprenditoriali con modalità illecite”.
Il giorno dell’intercettazione, Enrico Trombetta, amministratore delegato della ‘Romeo Gestioni’, “si trova proprio a Palermo per discutere con esponenti di quel procedimento amministrativo dinamiche relative alla gara, sebbene – come evidenziato da Italo Bocchino e Alfredo Romeo – ciò non potesse aver luogo, visto che la gara era in corso, ovvero in una fase endoprocedimentale”. Gli investigatori annotano che Bocchino “dice di aver acquisito informazioni da Dario Colombo, vecchio responsabile unico del procedimento della gara e colui che l’aveva predisposta”. Solo che Colombo, nel frattempo, è stato spostato ad altro incarico: “… ho parlato con Dario Colombo… che è quello che ha fatto la gara e poi è andato via un mese prima… mannaggia la miseria come amministratore delegato… ha detto Italo se c’ero io… allora”. Colombo, nell’estate 2015, non è stato riconfermato amministratore delegato di Gesap. L’ago della bilancia è diventato il nuovo Rup che, sulla base delle informazione che avrebbe ricevuto da Colombo, Bocchino descrive così: “… è un consigliere comunale di Palermo, di Forza Italia, uomo di Schifani e si occupa di Schifani… quindi stiamo messi malissimo col Rup… dice secondo lui… ha già incassato… e poi sta li… coperto da Schifani… cioè… quindi… la battaglia la stai facendo contro… Schifani… sopra l’ex amministratore”.
Bocchino teme il peggio: “Io non vorrei che arriva la telefonata di Schifani... che fa la telefonata a chi di dovere… e gli dice questa è una cosa mia… non mi dovete rompere il cazzo… quindi li il problema che abbiamo è solo il Rup”. I due interlocutori fanno intuire che l’uomo di Schifani è l’unico ostacolo verso l’aggiudicazione: “L’ex amministratore delegato… l’attuale amministratore delegato che viene dal mondo bancario (allora era in carica Giuseppe Mistretta, con un trascorso di vertice in alcune banche, ndr) e ancora non ha capito dove sta… però dice… è meglio un grosso nome che…. e il presidente che è Fabio Giambrone (presidente di Gesap, ndr), ex deputato… uomo… amico di Leoluca Orlando e messo lì da Leoluca Orlando… dicono… – Bocchino abbassa il tono della voce – … ci stanno dando una mano e stanno facendo pressioni…”.
Bocchino e Romeo “parlano poi delle coperture che hanno nella magistratura amministrativa palermitana, nel caso in cui fosse nato un contenzioso, alludendo a Antonino Lo Presti, consigliere di Stato”. Il riferimento potrebbe essere ad Antonino Lo Presti, ex deputato di An e militante di Futuro e libertà, oggi componente della sezione consultiva del Consiglio di giustizia amministrativa della Regione siciliana. La gara fu aggiudicata nell’aprile successivo. Ad avere la meglio fu la “Romeo Gestione”. Sulla gara sono in corso gli accertamenti dei pm napoletani per capire se quelle di Bocchino e Romeo siano state chiacchiere senza alcuna rilevanza penale. Sono parole che vanno confrontate anche con l’indagine in corso ormai da anni alla Procura di Palermo e che riguarda alcuni appalti banditi dai vecchi vertici di Gesap. Di sicuro c’è che la gara si fermò alla fase dell’aggiudicazione avvenuta nell’aprile 2016. Il presidente Giambrone e l’amministratore delegato Mistretta, nel dicembre scorso, hanno scritto alla Procura campana. Pochi mesi prima, in settembre, avevano chiesto alla Prefettura di Napoli le “informazioni di legalità” sulla Romeo Gestioni. Non avendo ricevuto risposte il contratto era stato preparato. Quando era tutto pronto per la firma i giornali diedero la notizia che Romeo era finito sotto inchiesta per corruzione. E così “per ragioni di opportunità” la sottoscrizione del contratto fu sospesa in attesa di acquisire ulteriori informazioni. Ora Romeo è finito in carcere.
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07 Marzo 2017, 06:04