20 Maggio 2015, 09:47
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CATANIA – Una governance unica, la chiamano cabina di regia, e una programmazione che consenta di rendere produttive, a livello economico, le aziende partecipate dal Comune. È la posizione che ha espresso ieri l’aula consiliare, in occasione del dibattito sul Piano di riordino delle aziende che lavorano per conto dell’Ente, presentato lo scorso mese di aprile dall’assessore al Bilancio Giuseppe Girlando. Stavolta, ad ascoltare il senato cittadino, erano presenti anche i presidenti o i rappresentanti dei vari Cda.
Un coro quasi unanime di fronte a un atto per il quale non è previsto il voto, preceduto da lunghi interventi da parte di alcuni consiglieri, sullo stato attuale delle società partecipate, all’interno delle quali permangono forti criticità organizzative e gestionali. Ne ha parlato a lungo Michele Failla, presidente della commissione consiliare permanente al ramo, che ha analizzato la situazione di ogni azienda. “In commissione – ha spiegato – abbiamo spulciato gli ultimi bilanci approvati e ci siamo fatti alcune idee”.
A comunicare da Multiservizi, mantenuta interamente dal Piano della giunta, a differenza dell’amministrazione precedente che l’aveva messa in liquidazione. “Siamo contenti che l’amministrazione abbia eliminato Multiservizi dal Piano, salvaguardando oltre 500 posti di lavoro – ha aggiunto. Ora però tocca rilanciarla. Bisogna pensare le partecipate come mondi autonomi, ma occorre dare una visione di insieme e non chiedere sacrifici solo ai lavoratori”.
Failla ha proseguito analizzando la situazione di Asec spa, messa in vendita soprattutto per fare entrare capitali privati utili per partecipate a eventuali gare. “L’ingresso del privato è auspicabile per la liquidità che potrebbe portare – ha aggiunto – anche perché, così come sono queste aziende non possono stare. Anche i sindacati che abbiamo ascoltato sono consapevoli della necessità di questa riorganizzazione, ma nutrono dubbi per i lavoratori, che non vogliono diventare carne da macello”.
Insomma, il consigliere, e con lui tutta l’aula, teme che la privatizzazione possa non portare i vantaggi sperati e diventare un boomerang per i dipendenti”. L’analisi è proseguita su Sostare “tipico esempio di come ci si possa fare del male da soli. Questo servizio dovrebbe essere un vantaggio, eppure in passato, una gestione dell’azienda allegra”, ha proseguito Failla che ha affrontato la questione dei super minimi (una sorta di premio produzione) di cui avrebbero goduto solo alcuni dirigenti della società che si occupa della sosta (e che da Piano verrà accorpata all’Amt) per 280 mila euro. “Sono più del doppio di quanto di spendono in Asec, trade, Amt e Multiservizi – ha continuato il presidente – però, nel 2013, il bilancio di Sostare ha chiuso in negativo di 193 mila euro”.
E ancora l’Amt, che dovrebbe riuscire a guadagnare di più dalla vendita dei biglietti, e non contare solo sui contributi pubblici, la Sidra e l’Asec Trade. A essere fortemente criticata è stata la scelta, da parte delle partecipate, di sponsorizzare alcuni eventi, per i quali sono stati spesi più di 200 mila euro. “Un’altra voce è quella delle consulenze – ha evidenziato Failla: c’è n’è per tutti i gusti, ma quelle legali, amministrative e per il recupero crediti è di 1 milione e 400 mila euro. Da questi dati estrapolo alcune considerazioni – ha concluso: bisogna fare sistema tra le aziende, lotta contro gli sprechi e programmare, attraverso un’unica cabina di regia”.
Un’analisi abbastanza accurata che hanno esposto anche altri consiglieri, puntando l’attenzione anche su altri aspetti. “Molte partecipate soffrono di contratti di servizio inadeguati – ha sottolineato il vice presidente vicario del Consiglio, Sebastiano Arcidiacono. E questa debolezza, date le proroghe, si sta aggravando”. Ma è l’esponente del Pd, Niccolò Notarbartolo, ad affondare il colpo. Innanzitutto sul Piano presentato dalla Giunta. “Non vedo una scelta politica dietro la delibera, ma solo norme di legge e indicazioni della corte dei conti – ha detto. Fino al punto 9, si ricalca quello che aveva scelto la scorsa amministrazione. Una dimostrazione – ha continuato – di come quella attuale sia in continuità con la precedente, e forse è per questo che molti rappresentanti oggi stanno nell’attuale amministrazione”.
Notarbartolo ha affrontato poi il nodo Amt, che riceve 58 milioni l’anno di contributi ma non fornirebbe un servizio adeguato, della Sostare, definita un gioiellino, prima in utile e poi in perdita. Per poi evidenziare come la nomina del direttore dell’Asec, D’Ippolito, sia stata effettuata senza gara di evidenza pubblica e in continuità con una gestione dell’azienda non certo virtuosa. E per affondare ancora di più il colpo, rivelando il parere dell’avvocatura comunale, in cui viene evidenziato come l’azione dell’Asec SPA appaia difforme dalle regole. Emerge la corresponsione di somme unilateralmente stabilite dall’aziende rispetto al contratto nazionale gas. Costi “la cui ratio – si legge – appare incomprensibilmente legata ai risultati di bilancio, alla stregua di un risultato positivo, che non è alla base dell’istituto”, e di come questo sia foriero di “danno erariale certo”.
Infine, Manlio Messina è tornato sull’affaire Stabile, evidenziando ancora una volta come il Consiglio non abbia fatto altro che difendere se stesso, chiedendo le dimissioni del presidente Milazzo. “Non era una battaglia – ha detto. Abbiamo difeso il nostro ruolo perché nessuno si deve permettere di denigrare il Consiglio comunale”.
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20 Maggio 2015, 09:47