Consulenze d’oro alle ex municipalizzate|Disattesa la delibera che le impediva

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14 Febbraio 2010, 11:23

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Negli ultimi due anni, tra consulenze d’oro e incarichi esterni a vario titolo, le aziende ex municipalizzate palermitane hanno rappresentato una vera e propria macchina mangiasoldi per le casse del Comune. Una pioggia di centinaia di migliaia di euro spesi tra Amg (500mila euro), Amia (170mila euro), Sispi (150mila euro),  Amap (120mila euro), Gesip (95mila euro) e Amat (80mila euro), che si poteva evitare se solo si fosse seguita una chiara direttiva del dicembre del 2007, firmata dall’allora assessore comunale alle Aziende pubbliche, Alessandro Aricò, che conteneva un serie di norme studiate apposta per evitare questo spreco di danaro pubblico.

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“Quella delibera – spiega l’onorevole Aricò, oggi presidente della commissione Statuto all’Ars – prevedeva il blocco delle consulenze esterne, delle assunzioni di nuovo personale, a meno che non rivestissero un carattere di specificità che portasse ad un risparmio per l’azienda.  In altre parole, tendevamo ad utilizzare le migliori risorse umane presenti all’interno dell’organico delle aziende, molto spesso accantonate in favore di soggetti esterni”. Un diktat cui le aziende hanno disobbedito, dunque, nonostante fosse pienamente esecutivo. “Il controllo era demandato all’assesorato – continua Aricò – in particolare al mio staff ed a quello del dirigente di allora, il dott. Mercurio. Monitoravamo settimanalmente sia gli ordini del giorno dei CDA delle aziende che le deliberazioni adottate”.
Dall’approvazione di quella direttiva sono passati tre anni, un periodo lungo durante il quale aziende importanti come l’Amia sono entrate definitivamente in crisi, incanalate in una situazioni finanziarie disastrose che stentano a trovare una soluzione. In che misura le consulenze d’oro possono aver inciso in questo crack? “Nel caso dell’AMIA il problema esisteva – spiega Aricò -, ma non era comunque incidente al punto da condizionarne le sorti economiche. Il ricorso alle consulenze eseterne si giustifica soltanto nel momento in cui non esistessero professionalità interne per intervenire in settori specifici. Questo prinncipo molto spesso non è stato utilizzato”.
La violazione di quel documento rappresenta un’evidente falla nel sistema di attuazione e controlo delle direttive. Esiste un modo unico ed efficace per far sì che casi simili non si ripetano in futuro? “Non possiamo fare di tutta l’erba un fascio – continua Aricò -. Le aziende comunali vanno viste come delle stanze a compartimenti stagni, anche se una maggiore interazione tra esse consentirebbe di espletare al meglio alcuni servizi puntando alla qualità ed al risparmio. Ci si rammarica comunque che relativamente alla situazione AMIA  l’azione di risanamento tardiva non sia stata sufficiente a salvare l’azienda dall’amministrazione controllata”.
Considerando i nuovi problemi sorti negli ultimi anni all’interno delle aziende exmunicipalizzate, in che misura andrebbe rivisto quel documento? “In nessun modo – conclude Aricò – quella delibera è ancora oggi attuale e ritengo funzionale alle correnti problematiche delle aziende”.

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14 Febbraio 2010, 11:23

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