Sempre più giovani si drogano| “Le famiglie devono reagire”

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31 Maggio 2014, 18:01

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CATANIA – Sono di buona famiglia e per questo a loro risulta facile racimolare i 10-20euro che gli permetteranno di comprare “la roba”. Sempre più minorenni all’ombra dell’elefante cadono nella rete della dipendenza e dopo l’operazione messa a segno dalla Squadra Mobile di Catania che ha ammanettato cinque pusher operanti nella centralissima Piazza Teatro Massimo, LivesiciliaCatania analizza il caso da un punto di vista socio-culturale,  avvalendosi di Eliana Chiavetta, responsabile dello sportello sito in via Rametta 47 dedicato all’assistenza dei giovani con problemi di dipendenza.

Tutto avviene alla luce del sole. La dipendenza non è un fenomeno che si nasconde. E’ il caso di parlare di allarmismo? “Sì, certamente – spiega l’esperta – ancor più grave è sottovalutare il problema, soprattutto quando a farlo sono gli adolescenti, ne abbiamo accolti 4 nel nostro centro d’ascolto, alcuni hanno appena 13 anni, la marijuana nello specifico è una droga subdola che apre i cancelli a tutte le altre droghe. Nel caso di piazza Teatro Massimo si tratta di una zona molto frequentata da spacciatori e tossicodipendenti, probabilmente nessuno si è meravigliato”.

La testimonianza di una residente. “Sono una studentessa fuorisede e vivo proprio in un edificio che si affaccia su Piazza Teatro Massimo – racconta una 30enne siracusana – è inutile mettere la testa sotto la sabbia, le viuzze del centro sono da anni, se non da sempre, il covo di decine di pusher e tossicodipendenti di qualunque età. Tutti lo sanno, percorro le zone vicino casa a piedi e la sera è terribile. L’odore che proviene da alcune comitive di ragazzi non lascia spazio ad interpretazioni. Spesso dal balcone sento urla, assisto a vere risse molti perdono il controllo di sé e questo non mi fa stare serena”.

Con la marijuana il cervello di spegne. “I neuroni che un solo spinello disintegra riusciranno a rigenerarsi non prima di 7 anni – prosegue la responsabile del centro Eliana Chiavetta – occorre prendere coscienza del problema, si tratta di dati scientifici, i ragazzi devono sapere. Più si è giovani più sarà difficile curare i danni. E che nessuno parli di “droghe leggere”, tutte le droghe uccidono”.

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Il vostro sportello è attivo da inizio anno, grazie alla convenzione siglata tra il Comune di Catania e l’Associazione Amici di San Patrignano. Quali e quanti casi avete registrato in questi mesi? “Oltre cento i casi registrati. Soltanto la metà però ha deciso di farsi aiutare sul serio, la gente che ci contatta preferisce farlo telefonicamente per capire di cosa si tratta, molti gettono la spugna senza nemmeno tentarci, ma siamo contenti dei 4 pazienti adesso in Comunità che hanno deciso di cambiare vita”.

“Prendila perché ti rilassi”, “provala insieme a noi”. Queste le frasi che il più delle volte danno il via alla dipendenza. “Tantissimi giovani si chiudono in camera e decidono di fumare in casa, ce lo raccontano loro stessi, come se fosse una cosa normale. Stiamo parlando di ragazzini di 13anni. – prosegue – Lo fanno in tranquillità, i genitori sanno e spesso non riescono a reagire per paura o per vergogna, ma quello che diciamo sempre è che i genitori devono avere il coraggio di affrontare la realtà. Tutto parte dalla famiglia, che però non deve pretendere soluzioni immediate, nessuno di noi ha la bacchetta magica – conclude la dottoressa Chiavetta – ma stando uniti e affrontando insieme il problema, soltanto così un padre e una madre garantiranno un futuro al proprio figlio che altrimenti andrebbe incontro alla sua autodistruzione”.

 

 

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31 Maggio 2014, 18:01

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