26 Aprile 2012, 10:33
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Un contenzioso tra il comune di Cefalù e il suo ex sindaco, l’attuale senatrice del Pdl Simona Vicari (nella foto). Un contenzioso che vale qualcosa come trecentomila euro e che, dopo i giudizi del Tar e del Cga, adesso è finito al Tribunale di Palermo che deve ancora pronunciarsi.
La notizia è venuta alla luce all’interno di una querelle che, a dire il vero, poco c’entra con l’argomento in questione. A rivelarla è stato Rosario Lapunzina, candidato sindaco di Cefalù, che in un comunicato stampa di martedì scorso, inerente i legami tra la sanità e la politica al centro di uno scontro fra Pdl e Mpa, ha polemizzato con l’ex primo cittadino, accusata di aver nominato “l’allora compagno Massimo Punzi, oggi suo marito, nel consiglio di amministrazione della Fondazione Giglio San Raffaele”, si legge nel comunicato. “E’ il solito criterio del braccio lungo e di quello corto – continua Lapunzina – Lo stesso che il senatore adopera nel persistere a mantenere insoluto un debito di circa 300 mila euro nei confronti del Comune di Cefalù, per indebita percezione della doppia indennità di carica di sindaco e deputato, benché, già nel 2007, il Cga ne abbia bollato l’operato”.
Un’aggiunta, quest’ultima, che ha provocato la reazione della senatrice. “Per quanto attiene la mia indennità di sindaco – precisa la Vicari – Lapunzina non riferisce, infatti, che é in corso dinanzi il Tribunale di Palermo un contenzioso col Comune di Cefalú diretto ad accertare se e quanto sarei tenuta a restituire al Comune e se e quanto il Comune debba invece ancora pagare alla sottoscritta”.
Già, perché la questione non è semplice come sembra. La Vicari è stata sindaco di Cefaù dal 1997 al 2007, decennio durante il quale è stata anche deputata regionale: un doppio incarico che è valso anche una doppia indennità, circa 1800 euro al mese percepiti come primo cittadino per un totale di circa 300mila nel corso degli anni, oltre allo stipendio da parlamentare. Il divieto di cumulo, infatti, era stato sancito dal legislatore nazionale ma non da quello regionale.
Il Comune ha quindi intentato causa, perdendola di fronte al Tar proprio perché l’incompatibilità delle due retribuzioni valeva solo per i parlamentari nazionali. La Regione ha però fatto ricorso al Cga, che ha ribaltato la sentenza, sebbene la norma sia stata approvata dall’Ars solo nel 2008, quindi un anno dopo la fine dell’incarico da sindaco e da parlamentare regionale. A quel punto la Vicari si è rivolta alla giustizia civile, di cui si attende ancora l’esito.
“Ma anche se perdesse – fanno sapere dallo staff della senatrice – non si tratterebbe di 300mila euro, ma della metà, visto che 150mila sono stati già versati in tasse e quindi andrebbero chiesti allo Stato. Ma anche se dovesse restituirli, avrebbe comunque diritto all’indennità di presenza per la partecipazione a giunte e consigli comunali, che ammontano proprio a 150mila euro”. Insomma, comunque vada a finire, il Comune rischia di non vedere più un soldo.
LAPUNZINA ANCORA ALL’ATTACCO
“La senatrice Vicari, che banalmente mi accusa di falsità, dovrebbe sapere che le bugie hanno le gambe corte, ed io non ne ho dette. Smentisca, se può, che l’incarico presso il San Raffaele ha fruttato al marito oltre 170 mila euro, introitati dal Sig. Punzi quale componente del “Comitato di Direzione” dell’Ospedale, ruolo direttamente discendente dalla nomina a Consigliere di Amministrazione, disposta, per il quinquennio 2003 – 2008, proprio da Ella, nella qualità di Sindaco di Cefalù. Alla faccia del “titolo gratuito”. E’ proprio grazie a quel modello gestionale che l’Ospedale ha accumulato 44 milioni di euro di debito, che gravano come un macigno sul futuro. In quanto alla indennità di carica indebitamente percepita, già nel 2007 la “debitrice” Vicari parlava di strumentalizzazioni, annunciando di aver impugnato in Cassazione la sfavorevole Sentenza del CGA. Ricorso di cui non è dato avere notizie, mentre oggi ci racconta di un diverso contenzioso presso il Tribunale di Palermo, intrapreso per vedersi diminuito quel debito di 288 mila euro, che, voglio rassicurarLa, non genera in me alcun incubo; semmai la fondata speranza di poterli re incamerare, da futuro Sindaco, in quelle casse del Comune che la Sua amministrazione, e quella successiva, hanno lasciato disastrate. Chi ha di questi trascorsi e pendenze dovrebbe astenersi dal giocare un ruolo attivo in campagna elettorale; pur da “non candidato” che, non trovando in loco chi potesse metterci la faccia, ha dovuto proporre alla Città un assai “improbabile candidato”, importandolo, addirittura, da Milano.
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26 Aprile 2012, 10:33