24 Settembre 2019, 20:25
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PALERMO – Per il momento a Palazzo dei Normanni, non c’è né discussione sulla bufera che interessa i conti della Regione né sulla crisi istituzionale che interessa il governo e il parlamento regionale. A Sala d’Ercole se ne parlerà giovedì mentre domani sarà votato ciò che rimane nel maxiemendamento al Collegato della quinta Commissione. E così mentre oggi è stato il giorno della bacchettata per quanto garbata del presidente dell’Assemblea regionale siciliana Gianfranco Miccichè occorrerà attendere due giorni per sentire la posizione del governatore.
Nel frattempo i partiti affilano le armi e lanciano alcuni segnali. Antonello Cracolici (Pd) ha accusato il governo sollevando quello che ha definito un “dato pericoloso”: “Non sappiamo – ha detto – più se quello che ci dice il governo sia vero o falso”. Anche Giuseppe Lupo (Pd) ha attaccato l’esecutivo regionale: “È incredibile che non ci sia una proposta sul da farsi ma un generico invito alla prudenza”. Nunzio Di Paola (M5s) ha definito il governo regionale “curatore fallimentare della Sicilia”.
Oggi, il presidente dell’Ars ha risposto punto per punto alle critiche che sono state mosse dal presidente della Regione nella conferenza stampa della scorsa settimana con un discorso che potrebbe essere così sintetizzato: “I collegati sono stati richiesti dall’esecutivo. Nessuno ci ha comunicato la situazione dei conti che abbiamo appreso dalla stampa. Non teniamo nessuna legge nel cassetto. E se avessimo saputo che non c’era un euro ci saremmo occupati delle riforme”.
Il primo commento a caldo è arrivato dal Partito democratico con Antonello Cracolici che, rivolgendosi a Miccichè ha commentato: “La gravità delle cose che lei ha detto, non è commisurata alla solennità con cui l’aula sta accogliendo le sue riflessioni. Lei – ha proseguito il deputato dem – ha dichiarato che il governo ha ripetutamente mentito, anche con i suoi silenzi. Secondo me il dibattito sui questi fatti andava fatto già prima che lei parlasse”.
Quindi Cracolici ha affrontato il fatto che malgrado le dichiarazioni del presidente delll’Ars il giorno dopo si continuerà a votare il “collegato dei collegati”. “Non possiamo fare il ballo del Titanic. – ha detto – Qui sta affondando la nave e continuiamo a fare leggi malgrado la condizione la peggiore di sempre. La situazione è grave e che fa la politica? Continua – si è risposto – a votare questa legge perché dobbiamo chiudere la stagione dei collegati. Proprio quella che ci ha portato qui. Domani serve un immediato confronto trasparente fra il governo e il parlamento. Le cose di cui si è parlato – ha concluso – non si risolvono con una battuta. Andare avanti vorrebbe dire delegittimare tutti. Il governo va azzerato per evidente inadeguatezza alla situazione straordinaria della Regione siciliana”.
Sempre in aula per il Movimento Cinque Stelle ha preso la parola Nunzio Di Paola. “Già a giugno – ha detto – si conosceva lo stato di questo disavanzo, e – ha continuato – bisognerebbe fare un plauso alle opposizioni che a luglio hanno fermato il ddl collegato della quinta commissione. Il Movimento Cinque stelle è stato sempre disponibile a trattare le riforme ma il parlamento non può avere colpe se abbiamo trattato per la maggior parte ddl di natura economica”.
Sul fronte della maggioranza, Vincenzo Figuccia (Udc) ha attaccato Miccichè accusandolo di essere intervenuto in aula “per risolvere una bega interna al suo partito”. Il capogruppo di Forza Italia Tommaso Calderone lo ha però ripreso “nessuna bega, abbiamo l’autorevolezza per trattare queste vicende all’esterno”. Il capogruppo all’Ars di DiventeràBellissima, Alessandro Aricò, invece non è intervenuto sul tema, tranne che un riferimento alla presenza in aula del governatore Musumeci: “Sono certo che non si sottrarrà”. Poi il parlamentare ha affrontato altri punti: Si approvi subito il Collegato – ha affermato – e immediatamente dopo l’aula affronti due disegni di legge molto attesi e importanti: quello di riforma dei rifiuti e quello sulla tutela del territorio. Si tratta di due emergenze non più rinviabili e su temi come questi tutti i deputati dell’Ars devono assumersi le proprie responsabilità. Ci aspettiamo compattezza dalla coalizione di governo e un confronto costruttivo dalle opposizioni”.
Poi, appena fuori dall’aula, dal fronte Pd, è stato il capogruppo Giuseppe Lupo a tornare su quanto accaduto in aula. “L’accusa rivolta dal governatore Musumeci al Parlamento regionale – ha commentato Lupo – è gravissima e infondata. Il governo ha perso un anno discutendo dei collegati alla finanziaria, che sono frutto dell’errore di volere approvare una legge di stabilità essenziale quanto inutile, paralizzando così il Parlamento e impedendogli di approvare le riforme. L’esecutivo dica cosa intende fare in questa situazione di confusione pazzesca e senza precedenti”.
Lupo ha anche rivedicato l’attività del suo partito. “Il governo – ha sottolineato – ha rivelato quale era la situazione dei conti solo dopo l’interrogatorio del Parlamento, su iniziativa nostra verso l’assessore al Bilancio e su iniziativa del presidente Miccichè verso il presidente Musumeci. Il governo ha il dovere di corretti rapporti istituzionali con il parlamento, rapporti però che sono venuti meno. Il presidente Miccichè ha informato il governo di fatti gravissimi e il governo tace. È incredibile che non ci sia una proposta sul da farsi ma un generico invito alla prudenza”.
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