Conti, salta fuori un nuovo documento

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27 Aprile 2011, 11:45

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A sorpresa, dopo le dichiarazioni rilasciate ieri a Live Sicilia dal deputato regionale, Cateno De Luca (nella foto), è spuntato all’Ars un nuovo documento che getta una luce, ancora estremamente parziale, sulla situazione economica di aziende, enti e società collegate alla Regione. Con l’articolo 14 della finanziaria dell’anno scorso sono state introdotte alcune norme sulle “misure relative alla ‘trasparenza’ dei conti pubblici” delle già citate aziende e società varie riconducibili alla Regione siciliana. Stando a quanto prevede la legge, il governo deve rendere nota la situazione debitoria di tutti questi soggetti giuridici – circa 700 – entro il 30 giugno. Mentre la relazione sulle attività e sulle passività deve essere presentata entro il 28 febbraio.

Ieri abbiamo puntato l’attenzione sui debiti di 170 soggetti giuridici sui circa 700 che operano nell’Isola: debiti che ammontano a 5 miliardi 850 milioni di euro circa. All’appello mancano ancora i dati di circa 530 soggetti giuridici. Accanto ai debiti ci sono anche le “esposizioni debitorie e creditorie”. Si tratta, per l’appunto, di quelle notizie che i vertici dei 700 enti giuridici dovrebbero consegnare al governo regionale entro il 28 febbraio di ogni anno. Questi dati sono fondamentali per conoscere la reale situazione finanziaria e patrimoniale di tutti gli enti, le società e le aziende riconducibili alla Regione. Raffrontando crediti e debiti si arriva infatti al calcolo del patrimonio netto.

Ieri, come già accennato, è spuntata negli uffici di sala d’Ercole una relazione che illustra debiti e crediti di 117 tra enti, aziende e società regionali. Anche in questo caso si tratta di un dato estremamente parziale, se è vero che mancano ancora i ‘numeri’ di altri 590 soggetti giuridici. Il primo dato politico che va sottolineato è che, proprio mentre è già iniziato a sala d’Ercole il dibattito sulla manovra economica, i parlamentari non hanno ancora notizie certe sullo stato economico di enti, aziende e società della Regione. Su questo fronte, insomma, il parlamento siciliano deve procedere a ‘scatola chiusa’.

Un’altra ‘stranezza’ che salta agli occhi è che molti di questi documenti che illustrano attività e passività di 117 soggetti giuridici riconducibili alla Regione sono privi di timbro e firma. Detto in parole più semplici, non risultano certificati. Stando a indiscrezioni, lo stesso ragioniere generale della Regione, Enzo Emanuele, avrebbe trovato non proprio ‘corretta’ questa procedura e avrebbe scritto a tutti i vertici dei dipartimenti per chiedere “chiarimenti”.

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Tra i 117 enti, aziende e società che hanno reso note attività e passività ci sono 10 consorzi Asi (Aree di sviluppo industriale), 9 Camere di Commercio, 5 Istituti autonomi case popolati (Iacp), 5 enti Parco, Ircac, Crias, 65 Ipab (Opere pie) e una ventina di strutture sanitarie. I dati vanno letti con molta attenzione. E andrebbero esaminati nell’insieme: cioè analizzando attività e passività di tutt’è 700 i soggetti. Il condizionale, in questo caso, è d’obbligo, perché, come già ricordato, si tratta di dati estremamente parziali. Una parzialità che impedisce di conoscere la reale situazione finanziaria e patrimoniale di questo complicato mondo.

Dai dati relativi a questi 117 soggetti viene fuori che molti di questi enti o società sono in attivo. E questo ci sta, visto che, nell’elenco, non ci sono i soggetti giuridici che, per definizione, drenano risorse pubbliche a man bassa. Anche tra i soggetti in questione il patrimonio netto con tanto di + è solo un’illusione ottica. Il caso della ventina di strutture sanitarie, per esempio. Queste aziende, nel complesso, presentano quasi 4 miliardi di euro di attivo e 3 miliardi e 200 milioni circa di passività. Con un patrimonio netto pari a + 729 milioni di euro. Peccato che i crediti vantati da queste strutture sanitarie sono verso la Regione, mentre i debiti sono verso terzi…

Dalla presa d’atto di questi ‘numeri’ estremamente parziali viene fuori un secondo dato politico: in Sicilia le leggi di contabilità pubblica non vengono rispettate. Come già ricordato, la stragrande maggioranza di enti, società e aziende riconducibili alla Regione non ha reso nota la propria situazione finanziaria e patrimoniale. Non solo. La legge, nel caso di mancato rispetto dei termini, prevede la rimozione di amministratori e direttori generali. Che non sono stati rimossi. A proposito della mancata rimozione non mancano gli interrogativi. Chi avrebbe già dovuto essere stato rimosso ed è ancora in sella percepisce ancora l’indennità di carica? Sullo sfondo non potrebbe profilarsi, tra le altre cose, anche un danno erariale?

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27 Aprile 2011, 11:45

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