24 Marzo 2016, 13:25
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PALERMO – Il concorso esterno in associazione mafiosa è un reato che “si rinviene pacificamente” in due articoli del codice penale: 416 bis e 110. La corte d’appello di Caltanissetta mette un puntello su un tema che ha suscitato interpretazioni controverse e prende una posizione netta nella sentenza con cui ha respinto la richiesta di riapertura del processo a Bruno Contrada. L’ex numero tre del Sisde ha scontato una condanna a 10 anni ma ha chiesto la revisione richiamandosi a una sentenza della Corte europea per i diritti dell’uomo. La revisione è stata respinta il 18 novembre 2015. Nelle motivazioni, depositate ora, la corte conferma la sussistenza del concorso esterno in associazione mafiosa.
Spiega anche che “l’unico punto sul quale i giudici europei hanno ritenuto che il giudice nazionale non ha proceduto a svolgere un approfondito esame” riguarda la “violazione del principio delle irretroattività e della prevedibilità della legge penale”. In sostanza, si trattava di stabilire se all’epoca dei fatti Contrada potesse prevedere di essere accusato di concorso esterno. I giudici di Caltanissetta rispondono che non doveva aspettare la cosiddetta “sentenza Dimitry del 1994”, che per la prima volta affrontava le questioni giurisprudenziali legate al reato di concorso esterno. Per il suo particolare ruolo di alto dirigente della polizia, scrivono i giudici, Contrada sarebbe stato in grado di rendersene conto.
La configurabilità del reato era già emersa nel maxiprocesso: ad alcuni imputati il reato era stato contestato “anche sulla scorta delle indagini” svolte dagli uffici di cui Contrada faceva parte. Il legale del funzionario, Giuseppe Lipera, contesta questo “censurabilissimo assunto” e lamenta che siano state respinte “tutte le richieste istruttorie” avanzate dalla difesa per smontare nel merito, con “fatti nuovi”, la sentenza di condanna. L’avvocato Lipera annuncia che presenterà un nuovo ricorso in Cassazione “avverso questa ingiusta ed illogica sentenza”, che sarà inviata al presidente della Repubblica, al presidente della Cedu (Corte europea per i diritti dell’uomo) e al presidente della Grande Camera. (ANSA).
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24 Marzo 2016, 13:25