“Contrasti con i vertici dei Cappello |per la droga acquistata dai Nizza”

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17 Ottobre 2017, 19:21

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CATANIA – Sebastiano Sardo ha deciso di cambiare vita. Ha 31 anni appena il nuovo collaboratore di giustizia, chiamato a San Cristoforo “Occhiolino” o “Sceicco”. Un ‘principe’ del narcotraffico a Catania con conoscenze oltre la Sicilia Orientale. “Voglio parlare dell’attività di spaccio di sostanza stupefacente, omicidi, di agguati, di armi e di alcune piazze di spaccio”, dice in uno dei primi verbali. Le sue rivelazioni, quindi, potrebbero far scoppiare piccole bombe all’interno degli assetti mafiosi catanesi. Soprattutto del clan Cappello. Anche se ai magistrati il pentito precisa: “Non sono affiliato ad alcun clan, ho agito per conto e nell’interesse della famiglia Crisafulli. E siccome il responsabile Giovanni (detto U turcu), appartiene al clan Cappello, devo dare conto della mia attività anche ai Cappello”. La famiglia Crisafulli è quella coinvolta nel maxi blitz Colomba che alcuni anni fa ha decapitato un fiorente traffico di erba. Il processo, stralcio abbreviato, da poco è finito in Cassazione. Ma in quel procedimento l’aggravante mafiosa è stata esclusa.

Sardo si definisce “un grossista di marijuana e cocaina”. “U Sceicco”, protagonista anche di un brano del cantante neomelodico Gianni Vezzosi, descrive ai magistrati della Dda catanese l’organigramma criminale dei Cappello di Catania. “Salvuccio Lombardo, detto Salvuccio u ciuraro” ha un ruolo primario di vertice all’interno del clan e spesso mi inviava suoi ragazzi per l’acquisto di sostanza stupefacente”, racconta Occhiolino.

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Ad un certo punto ci sarebbero stati alcuni contrasti tra il narcotrafficante e i boss dei Cappello. Tutto per una partita di droga che Sebastiano Sardo avrebbe acquistato dai “rivali” dei Santapaola. Il pentito sarebbe stato convocato e rimproverato dal boss. Anzi come punizione avrebbe perso il pagamento di una fornitura di stupefacente di 30 mila euro. “Ho avuto dei problemi con gli esponenti apicali del clan Cappello perché ero solito acquistare e vendere droga intrattenendo rapporto con soggetti appartenenti a gruppi anche diversi dal clan Cappello e questa circostanza non era ben accetta dal sodalizio criminale. In una occasione aveva acquistato una partita di stupefacente dai fratelli Nizza. Giovanni Catanzaro (U milanisi, coinvolto nell’inchiesta Penelope della Squadra Mobile, ndr), avendone avuto notizia, ha riferito ai vertici del clan Cappello e sono stato convocato a una riunione a Ippocampo di Mare, dove sono stato richiamato poiché Salvuccio Lombardo non voleva che io mi rifornissi da altri. Infatti, essendo appartenente alla famiglia Crisafulli, dovevo rifornirmi solo da appartenenti alla famiglia Cappello. A questa riunione erano presenti – racconta Sebastiano Sardo in un verbale dello scorso luglio – Santo Strano, Angelo Viscuso, Salvuccio Lombardo, Massimiliano Salvo, Seby Calogero, Fabio il cognato di Massimo, Giovanni Catanzaro. Inoltre discutemmo del fatto che avevo consegnato una partita di stupefacente a Giovanni Catanzaro, del valore di 30.000 euro. Lui non volle pagarmi, disconoscendo pubblicamente in quella stessa occasione il debito, come ritorsione nei miei confronti perché io avevo acquistato stupefacente da appartenenti ad altre famiglie mafiose”. Il clan Cappello non perdona chi si rivolge ai nemici.

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17 Ottobre 2017, 19:21

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