“Soldi mai restituiti per incarichi” | Controlli sui dirigenti regionali

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30 Agosto 2014, 06:00

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PALERMO – È stato il suo ultimo atto prima di andare in ferie. Al rientro sul tavolo del dirigente generale della Funzione pubblica, Luciana Giammanco, inizieranno ad arrivare i dati. Potrebbero essere le prime conferme su quello che rischia di essere uno dei più grossi scandali della pubblica amministrazione siciliana.

Ai dirigenti regionali che ottengono un incarico aggiuntivo spetta solo la metà del compenso. Il 50 per cento (anche meno se si considerano le tasse) deve restare nelle casse dell’amministrazione. Così non sarebbe accaduto in moltissimi casi. Quanti? Nessuno conosce l’entità del fenomeno, perché nessuno finora aveva deciso di controllare il capitolo dove i soldi devono confluire. Di certo sono migliaia gli incarichi su cui adesso si accenderanno i riflettori.

La Giammanco, che è anche commissario anticorruzione, conferma di avere inviato il 13 agosto una circolare ai dirigenti generali di tutti i “Dipartimenti regionali, degli Uffici speciali e ai Capi di gabinetto degli uffici di diretta collaborazione”. Si limita ad aggiungere che “bisogna attendere. Non si possono fare considerazioni affrettate. Il monitoraggio serve a capire come stanno le cose”. Non entra nel merito dell’articolo con cui Livesicilia aveva sollevato nei mesi scorsi i dubbi sui compensi aggiuntivi. E neppure sull’anonimo che ha pungolato la burocrazia regionale l’11 agosto, spedendo un esposto al ragioniere generale che lo ha girato alla Funzione pubblica.

Un anonimo piuttosto informato. Fa nomi e cognomi, e racconta circostanze precise. Ed è stato preso in seria considerazione dalla Giammanco se è vero, com’è vero, che l’alto burocrate il 13 agosto scriva che “alla luce dei contenuti dell’esposto anonimo e tenuto conto del lasso di tempo trascorso dalle suddette circolari, si ritiene necessario procedere ad un monitoraggio degli incarichi aggiuntivi”.

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Le “suddette circolari” furono emanate nel 2009 ed applicavano in Sicilia la legge 2 del 6 febbraio 2008. Una legge che riguarda “qualsiasi incarico conferito ai dirigenti dalla Regione o su designazione della stessa”. La procedura è semplice: l’ente presso cui il dirigente ha espletato l’incarico liquida alla Regione l’intero compenso; quindi la Ragioneria generale paga il 50 per cento della somma al dipendente e la restante metà viene trasferita in un fondo a cui poi si attingerà per pagare le indennità di risultati e quelle variabili previste nei contratti dei dirigenti. In molti casi l’ente avrebbe pagato l’intera somma direttamente al dirigente, saltando il passaggio dal Bilancio. C’è chi si sarebbe messo (quanti?) tutti i soldi in tasca. I dirigenti regionali sono poco meno di 1.800. Ciascuno di loro può essere chiamato a ricoprire incarichi altrove. Presidenti e consiglieri di amministrazione di enti, commissari straordinari, responsabili unici dei procedimenti nelle gare d’appalto: si parla di migliaia e migliaia di incarichi.

La Funzione pubblica ora chiede dati e cifre. E non si potrà bluffare perché basterà confrontare l’elenco degli incarichi con quello delle operazioni transitate sul fondo. I dirigenti saranno “costretti” a dire la verità e, secondo alcuni di loro, a mettere mano al portafogli. Se così fosse si tratterebbe di uno scandalo a sei cifre.

 

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30 Agosto 2014, 06:00

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