13 Gennaio 2017, 13:09
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PALERMO – Difficile parlare di calcio e di campo per Eugenio Corini, dopo una settimana a dir poco complicata in cui la fiducia di Zamparini è venuta meno, anche pubblicamente. Così il tecnico del Palermo, in conferenza stampa, fa capire quanto sia stato turbato dalle dichiarazioni e dalla mancanza di fiducia mostrate dal suo presidente: “Questo l’ho pensato anch’io, penso che esistano le critiche oggettive che si basano sui fatti. Poi ci sono critiche soggettive, di come qualcuno vede le cose, e spesso si va in contrapposizione ad esempio anche con i giornalisti. Non accetto critiche strumentali, accetto e condivido pensieri, cerco di capire e di entrare in sinergia con la società per raggiungere gli obiettivi. Non mi aspettavo di essere messo in discussione, la squadra con me è migliorata tanto soprattutto in difesa e ha tenuto in bilico praticamente tutte le partite che ha giocato. Ho pensato a cosa fare, amo questo lavoro e lo faccio con passione e dedizione, do tutto me stesso. So di poter ricevere critiche o apprezzamenti, così come so che posso andare a casa dopo una sola partita”.
“Questa volta non me l’aspettavo e mi sono chiesto se fosse giusto – prosegue Corini, parlando con grande trasporto – . Per me è importante risultare credibile di fronte alla società e ai giocatori, lo si può essere solo portando avanti le tue decisioni. Se non lo si fa, è complicato ripartire. Per quel che era successo, forse era giusto andare a casa. Poi ho pensato ai ragazzi, al mio staff, a chi lavora al nostro fianco e ama questa società, ho ricevuto il sostegno di chi vuole bene al Palermo e allora ho pensato che non dovevo fare questa scelta. Sono stato vicino a farlo, ho pensato che non fosse il momento giusto e ho preferito continuare e dare il meglio di me stesso”.
Corini ribadisce anche il fatto di aver bisogno di tempo e spazio, a dispetto dall’operato di Zamparini nelle ultime stagioni, con continui cambi di allenatore: “Voglio parlare da tifoso del Palermo e non da allenatore. Io penso che se questa società non esce dal limbo di creare situazioni al limite ogni settimana, non si può dare continuità al progetto. Si possono prendere anche i migliori al mondo, è un concetto di sviluppo. Se non si dà respiro a un progetto, è difficile anche giudicarlo. Di conseguenza, anche la pressione messa alla squadra non dà la possibilità di giocarsi le partite più importanti. Deve esserci un’idea di come preparare la squadra, una risposta della squadra e anche la possibilità di sistemare i difetti. Senza continuità, se non si esce dal limbo, è dura riuscirci. Non voglio essere strumentalizzato, quando parlo sono sempre me stesso. Non so cosa possa succedere, a Palermo ogni partita è una bomba atomica. Se entriamo nell’ottica che ogni partita che si perde ci si chiede se l’allenatore rimane, capite che non è un pensiero corretto”.
Il tecnico, piuttosto alterato, continua su questa falsariga nelle dichiarazioni successive: “Creare una situazione di disagio non porta niente, non riesco a capire perchè si è creato. Essere spettacolare è complicato, ma ditemi chi è spettacolare in serie A, specialmente in un clima e in un momento complicato come il nostro. Ho trovato un gruppo con il morale sotto i tacchi, quando abbiamo giocato contro il Chievo anche un passaggio di quattro metri risultava complicato per il troppo carico sulle spalle dei giocatori. Bisogna mettere in conto tutto quando si accetta un incarico, ma la pressione strumentale nei confronti della squadra non porta a niente. Bisogna sviluppare un progetto, la dialettica in una società è fondamentale, la proprietà deve dirmi cosa pensa. Oggi ci sono io, domani può venire qualcun altro, ma è difficile lavorare così. Il mio senso di responsabilità mi ha detto di restare, io do il massimo e il gruppo mi segue, la gente apprezza lo sforzo che stiamo facendo. Se non si capiscono i limiti oggettivi, che partono dalla scorsa stagione, non si parte mai da niente e diventa complicato. Manca l’empatia con l’ambiente, quando abbiamo vinto a Marassi sembrava che avessimo vinto una finale di Champions. Amo questo lavoro, ho la fortuna di lavorare in un posto che adoro, quindi do il massimo. Se ho qualcosa da rimproverarmi, fa parte del mio lavoro. Serve la giusta dialettica, serve qualcosa di concreto, altrimenti non si va da nessuna parte”.
Ci si sofferma ancora una volta sui dati, l’unico modo che Corini vuole utilizzare per difendersi di fronte ad accuse, che dal suo punto di vista sono incomprensibili: “Sapevo che sarebbe andata così. Mi soffermo sui dati oggettivi, io sono qua per fare l’allenatore di una squadra che ha fatto 6 punti in 14 partite. In due giorni ho preparato Firenze, poi dopo una settimana ho avuto altri tre giorni per preparare Pescara, e poi c’è stata la sosta. Se la squadra ha fatto bene in questo frangente, mi soffermo su questi dati. È mia competenza decidere quali scelte fare sul campo, ma se non si valutano i dati oggettivi è difficile lavorare nel migliore dei modi. Io cerco di capire, di metabolizzare e dare una forma alle parole che mi vengono dette, ma è sempre la mia forma. Se io penso una cosa e non ho risposte, la cambio. Anche quando parlo con i miei collaboratori è fondamentale trovare la giusta dialettica”.
Si torna a parlare di campo, più nello specifico di calciomercato. Corini ammette che avrebbe preferito altri acquisti prima di quello di Stefan Silva, ma attende fiducioso i prossimi giorni: “Silva ha buone qualità tecniche, da parametrare nel nostro campionato, ma oggettivamente ha caratteristiche simili ad altri giocatori della nostra rosa. Bisognava prima sostituire Rajkovic, a centrocampo abbiamo perso Bouy e Hiljemark è sul mercato, quindi ho deciso di non utilizzarlo per non mandare in campo un giocatore distratto. Ho parlato con la società e con il presidente fino a ieri sera, discutiamo su ciò che c’è da fare sul mercato e con la squadra, così come parlo con Simic. Non conosco i metodi del mercato, dopo il mercato ho fatto presenti alcune lacune e ancora non si è fatto niente. Sono dispiaciuto ma non posso dirvi di più, se non che ho chiesto giocatori che siano funzionali alla squadra, altrimenti è meglio restare come siamo, perchè i ragazzi comunque mi seguono. I referenti sul mercato sono Zamparini e Simic, Curkovic non l’ho mai visto nè sentito”.
Quello tattico è poi un aspetto fondamentale, anche perchè domenica pomeriggio si gioca sul campo del Sassuolo. Corini fa capire di non aver ancora deciso con quale modulo giocare dal primo minuto: “Abbiamo lavorato su entrambi i sistemi, in diverse gare sono partito a tre per poi passare a quattro. Devo ancora stabilire con quale sistema partire e prenderò una decisione, c’è ancora un allenamento. I ragazzi mi stanno dando risposte straordinarie, andremo a fare una partita come se fosse una battaglia per alimentare le nostre speranze. Il campionato è di rincorsa ma anche in pieno sviluppo, ci sono ancora 19 partite e non possiamo ancora darci per vinti. Nestorovski è un giocatore importante, si allena duramente, può avere un calo psico-fisico perchè ha dimostrato di saper fare gol in tutti i modi e ha bisogno ancora di crescere e di superare un certo step. Quaison per me è un titolare, l’ho sostituito solo col Pescara. Mi aspetto che dia sempre il massimo. Vorrei che la gente venisse anche a vederci allenare perchè capisse l’impegno e la dedizione che c’è in gruppo”.
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