25 Giugno 2024, 19:18
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PALERMO – Il Tribunale di Palermo ha condannato l’imprenditore Maurizio Tarantino a due anni di reclusione. Le attenuanti generiche sono state riconosciute equivalenti alle aggravanti. Il pubblico ministero aveva chiesto una pena più pesante: 4 anni e mezzo.
Tarantino, titolare di un bar a Villabate, era imputato per violenza e minacce a pubblico ufficiale. Davanti al Riesame, su ricorso della difesa, era caduta l’aggravante di mafia.
L’imputato avrebbe aggredito il dirigente del comune di Villabate, Paolo Cuccia, ritenendolo responsabile del mancato rilascio di alcune autorizzazioni. L’accusa venuta meno è che ci fossero dietro gli interessi della mafia. In realtà Tarantino è subentrato ad altri nella gestione del bar.
L’imputato dovrà risarcire i danni a Cuccia, costituito parte civile con l’assistenza dell’avvocato Massimo Motisi, anche se è stata rigettata la richiesta di una provvisionale immediatamente esecutiva.
Non si era costituito il Comune di Villabate. “Avevo chiesto al sindaco di supportarmi, che anche il Comune si costituisse parte civile, non ho avuto nessun riscontro positivo”, disse Cuccia.
Il sindaco Gaetano Di Chiara lo definì “un grosso equivoco”. Spiegò di avere chiesto all’ufficio legale come comportarsi. L’equivoco nascerebbe dal fatto che il Comune non è stato individuato come parte offesa. Circostanza che non è vincolante, però. L’amministrazione avrebbe potuto ugualmente costituirsi parte civile.
Secondo la ricostruzione del pm Francesca Mazzocco, Cuccia non avrebbe ceduto alle pressioni dell’imprenditore, padre delle tre socie che hanno rilevato l’Antica caffetteria Santa Rosalia a Villabate.
Era già stata fissata la data dell’inaugurazione, ma le autorizzazioni non erano ancora arrivate. Tarantino avrebbe fatto irruzione nell’ufficio comunale e messo il dirigente con le spalle al muro: “Se non fate subito questa pratica sfascio tutto”, avrebbe detto.
La documentazione era incompleta e c’erano delle incongruenze tra i lavori previsti e quelli realizzati. Tarantino sarebbe tornato al Comune.
“Lei è un cornuto e sbirro, io l’ammazzo”, avrebbe urlato al dirigente del Suap prima di colpirlo con un pugno al petto. Il fratello qualche giorno dopo andò a scusarsi, ma ormai si erano attivati i carabinieri.
Lo scorso novembre Tarantino era finito in carcere. Caduta l’aggravante di mafia, gli avvocati Marco Clementi e Domenico Cacocciola hanno ottenuto la misura meno afflittiva degli arresti domiciliari.
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25 Giugno 2024, 19:18