Coronavirus, il grido d’allarme della Sicilia del vino

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08 Maggio 2020, 12:53

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Si chiama #bevosiciliano ed è l’ultima iniziativa promossa dalle associazioni di produttori Pro.vi.di Sicilia e Vi.te.si, da anni al fianco delle aziende vitivinicole siciliane per la tutela, la promozione e la valorizzazione dei vini di qualità. Nessuna spinta nazionalistica dietro questo progetto nato ai tempi del coronavirus, piuttosto una voce di speranza per i viticoltori e produttori siciliani che rischiano di uscire con le ossa rotte dalla crisi legata alla pandemia. “Convincere i consumatori ad indirizzarsi verso vini locali ci sembra il minimo. Aiutiamoci l’un con l’altro, la scelta non manca”, dichiara l’avv. Leonardo Agueci, presidente di Pro.vi.di Sicilia e Vi.te.si. Le cantine associate sono una novantina per un totale di 500 etichette di fascia medio-alta.

Le due associazioni raggruppano infatti le aziende più rappresentative dell’Isola, dalle piccole realtà sino alle cooperative vitivinicole di una certa consistenza per lo più situate nella Sicilia occidentale. Pro.vi.di svolge una funzione di assistenza tecnico-giuridica seguendo le cantine che godono di misure europee in tutte le fasi della filiera, dalla produzione all’imbottigliamento, ai fini dell’adeguamento alle normative nazionali e internazionali. La mission principale resta quella di promuovere il prodotto “made in Sicily” in Italia e all’estero attraverso fiere, eventi ed incontri mirati a creare un unico palcoscenico dove confrontarsi e arricchirsi attraverso le reciproche diversità.

Il Covid-19 si è abbattuto come un ciclone sull’intero settore facendo saltare il Vinitaly, la più grande manifestazione al mondo dedicata al  vino che avrebbe dovuto svolgersi a Verona lo scorso aprile. “Abbiamo restituito ai viticoltori le quote di partecipazione già versate – spiega Agueci – Un gesto doveroso in un momento difficile come questo”. Quello lanciato dal presidente di Pro.vi.di Sicilia e Vi.te.si è un vero e proprio grido d’allarme. “Il 2019 – dichiara – si era chiuso con interessanti prospettive. Nonostante la crisi generalizzata, la Sicilia era riuscita a collocare buona parte del prodotto e si andava verso un contenimento. Lo scenario attuale è davvero preoccupante. Il coronavirus ha messo in ginocchio la viticoltura. Il danno maggiore lo hanno subito le cantine che riforniscono ristoratori ed enoteche. Per la grande distribuzione la riduzione è minore. Se non si interviene si rischia di perdere una grandissima fetta di un patrimonio inestimabile”.

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L’invito che la Pro.vi.di rivolge alla Regione Sicilia – prosegue il presidente Agueci – è quello di potenziare gli interventi a fondo perduto per quanto riguarda la promozione del vino siciliano. Le cantine nostrane non possono reggere con fondi privati. Un vigneto non coltivato e in abbandono è destinato a morire. Non possiamo ridurci alla sola raccolta dei pomodori che rappresenta una minima percentuale del Pil italiano. Anche la viticoltura è importante. Bisogna azzerare immediatamente gli oneri previdenziali in agricoltura per il 2021 per dare respiro alle aziende, far tornare a lavorare le persone che conoscono la viticoltura, intraprendere iniziative per favorire l’esportazione dei prodotti fermi nelle cantine. E’ necessario ripensare il rapporto con il mercato anche con sistemi di vendita innovativa come l’e-commerce a livello regionale. In Spagna, dove la situazione non è tanto più rosea, sono arrivati aiuti diretti. Senza un intervento serio sul fiore all’occhiello della Sicilia, tutto il mondo agricolo avrà una recessione mai vista prima”.

Leonardo Agueci parla con l’amaro in bocca ripensando a tutti i passi in avanti fatti negli ultimi anni, anche attraverso le associazioni che presiede, nella valorizzazione del brand “Sicilia”. “Oggi nell’immaginario collettivo – conclude – il vino siciliano si colloca tra le proposte più interessanti e ha una sua tipicità. Prova ne è che in molti ristoranti i menu prevedono un’apposita sezione dedicata alla nostra terra. Il prodotto “made in Sicily” ha fatto un vero e proprio salto di qualità. Da vino conosciuto come forte (in termini di gradazione, ndr.) è passato all’essere considerato un vino elegante e in questa evoluzione c’è lo zampino delle aziende che hanno contribuito con le loro tecnologie”.

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08 Maggio 2020, 12:53

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