22 Aprile 2018, 05:55
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CATANIA – Un elenco fitto. Numerosi amministratori, vicinissimi al primo cittadino, per un motivo o per un altro sono stati raggiunti da provvedimenti giudiziari. In alcuni casi, però, si tratta di dirigenti allontanati dallo stesso Enzo Bianco. È la lista degli esperti, professionisti e consulenti che, in questi cinque anni di amministrazione, sono caduti sotto la scure della giustizia, rappresentando spesso motivo di imbarazzo per il primo cittadino, ma anche ostacoli al corretto funzionamento della macchina amministrativa.
La prima testa a cadere è quella di Annamaria Li Destri, funzionario della Nettezza Urbana sotto processo per i reati di truffa aggravata, falso ideologico, abuso d’ufficio e turbata libertà degli incanti e del procedimento di scelta del contraente, connessi all’assegnazione dell’appalto per la manutenzione dei mezzi adibiti alla raccolta dei rifiuti. Era il 2013. Oggi il processo è in fase avanzata e la funzionaria è stata rinviata a giudizio. C’è da dire, per dovere di correttezza, che la donna è stata licenziata immediatamente dall’amministrazione che aveva appena preso possesso di Palazzo degli elefanti. Ma il suo caso è solo il primo di una lunga serie che, invece, investe in pieno l’attuale governo della città.
Passa solo qualche anno, infatti, e un altro personaggio, stavolta vicinissimo al sindaco Bianco, da lui incaricato prima come esperto – a titolo gratuito – per le relazioni esterne e poi – a titolo oneroso – come liquidatore dell’Amt, finisce sotto inchiesta. Si tratta di Giuseppe Idonea, rimosso dall’incarico nel gennaio 2016 e, poco dopo, rinviato a giudizio per il delitto di abuso d’ufficio continuato per l’attribuzione, nella qualità di Commissario liquidatore di A.M.T. Catania in liquidazione, di incarichi di consulenza legale, rappresentanza giudiziaria e difesa tributaria ad alcuni professionisti con compensi anomali e sproporzionati. Anche il sindaco Bianco e il liquidatore che prende il posto di Idonea, Roberto Giordano, vengono coinvolti nel procedimento, ma la loro posizione viene archiviata.
La tegola più grossa sulla testa del Comune di Catania, però, arriva con le indagini per tentata concussione da parte dell’allora assessore al Bilancio Giuseppe Girlando e la richiesta di rinvio a giudizio. È il mese di Gennaio 2017: l’avvocato, che si era dimesso dall’incarico qualche settimana prima, secondo l’accusa avrebbe tentato di pressare un imprenditore creditore del Comune per ottenere un atteggiamento favorevole da parte di un consigliere di opposizione, Manlio Messina, per “non fargli ostacolare l’approvazione da parte del Consiglio comunale della delibera di Giunta su ‘Sostare'”.
Passano pochi mesi e scoppia un’altra bomba a Palazzo degli Elefanti: la scure della Giustizia si abbatte nuovamente sul settore rifiuti e, in particolare, sull’appalto ponte per il servizio di raccolta, affidato all’Ati, Sen.Eco. Coinvolti nel recente procedimento sono il fedelissimo del sindaco Bianco, Orazio Fazio, il dirigente dell’Ecologia, Leonardo Musumeci e il Ragioniere generale ed ex capo di Gabinetto, Massimo Rosso. Il primo finisce dietro le sbarre: per lui l’accusa è di corruzione e turbata libertà degli incanti. Poche settimane dopo, grazie al suo atteggiamento collaborativo, va ai domiciliari.
A Musumeci, invece, indagato per turbativa degli incanti, il giudice delle indagini preliminari ha annullato la misura interdittiva di sospensione dai pubblici uffici emessa. Il dirigente è attualmente ai vertici della Cultura. Rosso, invece, è accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio, e interdetto dai pubblici uffici per un anno. La sua posizione risulta la più delicata dal punto di vista amministrativo: è lui il Ragioniere generale, è lui che dispone delle spese del Comune.
Al suo posto viene nominato ad interim Paolo Italia. L‘ex dirigente della Pubblica istruzione, però, finisce anche lui sotto processo: dovrà affrontare insieme a Alfia Pina Aurora Patrizia Sciuto – consulente dell’amministrazione – un processo per il reato di turbativa d’asta. Al centro dell’inchiesta l’aggiudicazione di una gara a novembre del 2016 per “la fornitura e l’installazione di giochi per l’esterno, attrezzature e pavimentazione antitrauma”.
Infine, per quanto la sua posizione non abbia a che fare con il ruolo pubblico, a dover fare i conti con il Palazzo di Giustizia sarà l’assessore Maria Ausilia Mastrandrea, per cui il giudice ha disposto l’imputazione coatta. Avrebbero, lei e la sorella, detto il falso davanti il giudice civile nella causa intentata per sfrattare un commerciante che aveva in affitto una loro bottega a Catania.
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22 Aprile 2018, 05:55