“Condannate Dina e Mineo” | Avvocati assenti, parti civili fuori

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03 Luglio 2018, 18:16

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PALERMO – Richieste di pena e parti civili fuori dal processo. Il pubblico ministero Amelia Luise ha chiesto la condanna a pene comprese tra un anno e 12 anni e 6 mesi per 22 persone accusate a vario titolo di corruzione elettorale aggravata, malversazione, millantato credito e peculato. L’inchiesta, che ha portato al processo denominato Agorà, coinvolse 28 persone tra cui due ex deputati regionali Roberto Clemente, già condannato in abbreviato, e Nino Dina, l’ex parlamentare di Grande sud Franco Mineo e Giuseppe Bevilacqua, personaggio centrale dell’indagine che fallì per una manciata di voti l’elezione al consiglio comunale di Palermo ma che, secondo l’accusa, avrebbe cercato di far fruttare il ‘tesoretto’ nella successiva campagna elettorale per le regionali.

Per Dina e Mineo sono stati chiesti 2 anni di carcere, per Bevilacqua 12 anni e sei mesi. Il metodo Bevilacqua non era molto dispendioso. “150 euro per trenta voti”, spiegava in un’intercettazione. Praticamente 5 euro a voto. Secondo la Procura, avrebbe utilizzato per la sua campagna elettorale per le comunali 2012 anche i generi alimentari del “Banco opere di carità” all’insaputa dei volontari. Regalava pacchi di pasta, oppure li vendeva a prezzi stracciati agli stessi poveri che ne avrebbero dovuto usufruire. Il parmigiano, invece, lo teneva per se’.

Per i pm Bevilacqua avrebbe avuto anche voti mafiosi intercettati per lui da Calogero Di Stefano, vicino al clan Tommaso Natale, che gli avrebbe fatto avere 770 preferenze nel 2007. Alle elezioni regionali nel 2012 per ottenere i voti presi da Bevilacqua alle comunali, Roberto Clemente (che poi sarà eletto all’Ars) gli avrebbe promesso che avrebbe lasciato il consiglio comunale, permettendogli così di entrare a Palazzo delle Aquile (Bevilacqua era il primo dei non eletti). Promesse mai mantenute. Più concrete le offerte di Nino Dina e Franco Mineo, il primo poi eletto tra le fila dell’Udc, l’altro invece non riuscì a ottenere il seggio a Sala d’Ercole. In un’intercettazione telefonica del 27 luglio del 2012, Giuseppe Bevilacqua racconta alla sorella Teresa – per lei la procura ha chiesto 5 anni- che in occasione di un incontro avuto la sera precedente con Dina, questi gli avrebbe garantito che avrebbe fatto avere un “incarico di 15 mila euro a qualcuno della famiglia” con un diploma o una laurea. Ma Bevilacqua preferì trattare anche con Mineo. Quest’ultimo, in cambio dell’appoggio avrebbe promesso incarichi alla Regione. “Io mi aspetto da te una grande mano, e il tuo impegno per me sarà premiato con uno dei due incarichi che ti ho detto”, diceva Mineo a Bevilacqua non sapendo di essere intercettato.

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Queste le pene chieste per gli altri imputati: un anno per Carmelo Carramusa, Salvatore Cavallaro, Pietro Cosenza, Onofrio Donzelli, Enzo Fantauzzo, Giuseppa Genna, Salvatore Machì e Ferdinando Vitale. Un anno e due mesi sono stati chiesti invece per Salvatore Zagone; 2 anni per Domenico Noto e Salvatore Ragusa, 2 anni e 2 mesi per Vincenzo Di Trapani; 3 anni per Agostino Melodia; 4 anni per Giuseppe Antonio Enea e Giusto Chiaracane; 4 anni e 6 mesi per Natale Giuseppe Gambino; 5 anni per Pietra Romano;6 anni per Anna Brigida Ragusa.

Oggi l’udienza era dedicata alle richieste di pena della Procura e alle memorie delle parti civili. I legali però non erano presenti in aula e il presidente del Tribunale Donatella Puleo ha dichiarato la decadenza di quasi tutte le parti offese costituite in giudiizio, tra cui il Comune e l’ex Provincia di Palermo, e il “Banco opere di carità”.

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03 Luglio 2018, 18:16

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