03 Maggio 2016, 08:43
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PALERMO – Ci sarebbe la corruzione dietro la concessione rilasciata al più grande lido di Cefalù. Tre chilometri chilometri di lungomare. Una sorta di monopolio garantito all’imprenditore Giovanni Cimino che stamani è finito agli arresti domiciliari assieme ad Antonino Di Franco, ex dirigente regionale del Demanio marittimo, competente su Palermo e provincia.
Secondo i poliziotti del commissariato di Cefalù, guidati da Manfredi Borsellino, Cimino peer diventare il “padrone” della spiaggia avrebbe goduto di una corsia preferenziale all’assessorato regionale al Territorio. In cambio, avrebbe assunto come bagnino il figlio di Di Fiore. Non solo: due divieti di dimora sono stati imposti al funzionario regionale che gestiva le pratiche dei lidi, Salvatore Labruzzo (anche lui avrebbe ottenuto un lavoro per un parente) e a Bartolomeo Vitale, braccio destro di Cimino.
L’inchiesta inizia quando un altro imprenditore chiede, senza successo, alla Regione una porzione di arenile in concessione. La Procura di Termini Imerese fa degli accertamenti e scopre una serie di irregolarità nel lido che finisce sotto sequestro. Il procuratore Alfredo Morvillo e il sostituto Giacomo Brandani scoprono “violazioni sulla concessione demaniale marittima e sulla normativa che tutela il vincolo paesaggistico”. I controlli incrociati di polizia e ufficio tecnico comunale avevano fatto emergere la realizzazione di opere non previste dalla concessione. E così la Soprintendenza ai Beni culturali era corsa ai ripari, revocando in autotutela i nulla osta rilasciati ai gestori del lido, il più grande del lungomare Giardina di cui avrebbero intaccato “l’integrità dell’immagine in tutte le sue componenti panoramiche e naturalistiche – aveva spiegato la polizia – e la copertura posta al di sopra delle strutture collocate a quota dell’arenile, per la sua profondità nasconderebbe completamente la visione della battigia e della spiaggia su un lungo tratto della passeggiata a mare”.
Ora si scopre che dietro il rilascio della concessione ci sarebbe stato un patto corruttivo. Dopo il sequestro Di Fiore avrebbe anche cercato di fare valere, senza successo, il suo peso per mettere a posto le cose.
Le reazioni. “Non sono affatto sorpreso. Da settembre scorso avevamo dubbi sulle procedure amministrative che venivano seguite per le concessioni a Cefalù e già da allora si pensava a una rotazione dei dirigenti che è stata ritardata. Ma dal 1 gennaio quel funzionario non era più preposto alle concessioni demaniali della provincia di Palermo”. Lo dice l’assessore regionale al Territorio, Maurizio Croce, a proposito dell’inchiesta della Procura di Termini e del commissariato di Cefalù che ha portato all’arresto di un funzionario regionale e ad altre tre misure restrittive. Croce l’anno scorso aveva manifestato le sue perplessità agli stessi magistrati. “Il prossimo passo – aggiunge l’assessore – sarà passare al vaglio tutte le concessioni demaniali con particolare attenzione proprio a Cefalù che è il territorio dove si concentra la maggior parte dei problemi. Se ci sono gli estremi procederemo alla revoca delle stesse concessioni e a un nuovo affidamento. Non potevamo farlo prima perché avremmo messo in allarme i soggetti in questione incidendo sull’efficacia delle indagini in corso. Insomma abbiamo voluto che non pensassero di essere sospettati o che qualcuno si fosse accorto di qualcosa. Comunque con la finanziaria approvata abbiamo imposto che le nuove concessioni vengano affidate con bandi pubblici. Questo credo che sia l’unico sistema per evitare quanto successo a Cefalù”.
Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco della città normanna Rosario Lapunzina: “Nell’apprendere i particolari della operazione “Spiagge Libere”, coordinata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, esprimiamo sostegno all’operato delle Forze dell’Ordine e fiducia nell’azione della Magistratura, ai fini dell’accertamento della verità. Come amministrazione comunale abbiamo più volte ribadito il fondamentale ruolo della imprenditoria locale nello sviluppo di una realtà turistica come la nostra e, anche di recente, ci siamo adoperati per essere a fianco degli operatori, ai fini di una celere ripresa di attività imprenditoriali che erogano servizi fondamentali ai turisti. E’ comunque evidente come il tutto debba svolgersi in un quadro di legalità, nel pieno rispetto delle norme, a salvaguardia del primario interesse pubblico. Vedremo, a partire da subito, come adoperarci, d’intesa con le competenti Autorità, per evitare che possano esservi ripercussioni sulla stagione balneare già in corso”.
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03 Maggio 2016, 08:43