03 Luglio 2017, 19:09
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CATANIA – Agli atti dell’inchiesta per corruzione che ha portato all’arresto del crocettiano Adolfo Messina, ci sono i verbali dell’imprenditore Alfio Giuffrida, uno dei componenti del “cerchio magico” finito al centro del blitz della Guardia di finanza.
Giuffrida, che ha ricevuto affidamenti diretti e appalti per 461.453 euro più Iva, ha raccontato ai magistrati come “funzionava” la Pubbliservizi.
L’imprenditore tira in ballo, oltre a Messina, Alfio Trombetta e Raffaello Pedi, secondo gli investigatori partecipi del movimento politico Io c’entro, presieduto sempre da Adolfo Messina.
PREGIUDICATO – Giuffrida confessa di essere pregiudicato e di essere il reale amministratore della Ma.Gi. Srl della quale è legale rappresentante il figlio: “In realtà – dice Giuffrida – come potranno confermare dipendenti e fornitori sono il vero e unico amministratore della società fin dalla sua costituzione in quanto mio figlio è stato indicato solo perché dopo la mia condanna definitiva nel 2013 avrei avuto problemi a partecipare ad appalti e ad avere le Soa”.
Giuffrida ha appreso da “Urzì socio della caffetteria Ernesto”, che era in corso l’indagine dei finanzieri. Si presenta agli inquirenti sottolineando di voler “raccontare la verità”.
I FORNITORI – Giuffrida chiede a Messina di voler entrare a fare parte dei fornitori della Pubbliservizi: “Lui mi invitò a presentare la domanda e a fine dicembre 2015 ho ricevuto il primo incarico da 39.900 euro”. L’imprenditore conferma di aver ricevuto altri affidamenti diretti, sotto la soglia dei 40mila euro per la quale è necessaria una gara d’appalto. Giuffrida conferma tutte le contestazioni degli inquirenti sui lavori eseguiti e sulle somme percepite.
I PAGAMENTI – “Per ricevere i pagamenti sono più volte andato da Messina o da Trombetta che era sempre presente nel suo ufficio”, ma si presenta un problema: i soldi non arrivano. Messina aveva garantito “pagamenti immediati”, gli appuntamenti vengono fissati “all’orario di pranzo”.
“A volte tali incontri – dice l’imprenditore – avvenivano all’ora di pranzo e dopo aver aspettato tempo dietro la porta del suo ufficio, usciva invitandomi ad andare a pranzo con tutti quelli che erano presenti nel suo ufficio, come consulenti, legali, collaboratori, come Trombetta, Coniglione e Pedi”.
“Questi pranzi – prosegue l’imprenditore – erano regolarmente pagati da me presso Il Tortellino o da Ernesto per una spesa di circa 2mila euro”. Non solo pranzi. “Il Messina – accusa l’imprenditore – ha voluto nel mese di settembre del 2016 anche che lo accompagnassi dal mio negoziante di fiducia, tale Claudio Miceli di Zafferana dove ha preso abiti per circa 1.500 euro senza pagare e guardandomi in faccia mi fece capire che voleva che pagassi io”.
IL PARTY – “Il Messina – accusa l’imprenditore Alfio Giuffrida – ha voluto organizzare la sua festa di compleanno a casa mia, dove mi sono fatto carico delle spese dei camerieri, dell’arredo necessario, di parte del cibo che ho fatto preparare alla rosticceria di mia sorella e del vino che ho preso dalla mia cantina personale, il tutto credo con una spesa di 5mila euro almeno, mi sono anche recato da Ernesto per fare una parte del menù e avevo la consapevolezza che avrei dovuto pagare tutto io visto come si comportava il Messina”.
IL ROLEX – Alfio Giuffrida scende nei particolari: “Dopo la festa ho anche versato 10mila euro più Iva per acquistare un Rolex come mi è stato richiesto dal Trombetta, secondo il quale le somme date dagli altri ospiti non erano sufficienti, in quanto il rolex valeva circa 23mila euro. Quando Trombetta venne da me per chiedere il saldo dell’orologio mi disse che per avere i pagamenti dei lavori effettuati o che stavo effettuando per la Pubbliservizi dovevo versare questa, in realtà non vedendo arrivare le somme, mi lamentai col Trombetta perché nel frattempo mi ero arrabbiato con il Messina per il suo atteggiamento e i rapporti si erano un po’ raffreddati”.
La corruzione – “Il Trombetta – racconta ai magistrati Giuffrida – mi disse a quel punto che Messina aveva deciso di ordinare due tranche di pagamenti per 100mila euro ciascuno a mio favore se avessi versato per ogni mandato 10mila euro in contanti da consegnare a Trombetta che poi li avrebbe fatti avere in parte a Messina”. L’imprenditore spiega di aver regalato una Bmw X3 a Trombetta con l’accordo di simulare una vendita, in modo da non creare problemi con le indagini in corso: “Questo accordo – dichiara l’imprenditore – è stato preso in presenza del Pedi e ovviamente ho fatto ciò perché volevo facilitare i pagamenti della Pubbliservizi, so che hanno sparato all’auto del Messina ma ritengo che il tutto sia una buffonata perché l’unico era lui a commettere reati”.
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03 Luglio 2017, 19:09