Costato 1,7 milioni e mai attivato | Il flop del software anti corruzione - Live Sicilia

Costato 1,7 milioni e mai attivato | Il flop del software anti corruzione

L'ultimo spreco della Regione siciliana si chiama Sitar (Sistema informativo telematico degli appalti regionali). Doveva essere una piattaforma per la vigilanza sulle gare pubbliche ed invece Sicilia e-Servizi non è riuscita a realizzarla. Risultato: i controlli restano al palo. E dire che "bastava" prendere in prestito, a titolo gratuito, un programma dalla Toscana.

PALERMO – E’ costato un milione e settecento mila euro di fondi europei, ma non è entrato in funzione. Mai. Ora va in soffitta definitivamente, soppiantato da un software che la Regione siciliana prenderà in prestito, a titolo gratuito, dalla Toscana. L’ultimo spreco in salsa siciliana si chiama Sitar (Sistema informativo telematico degli appalti regionali) e doveva essere una piattaforma per la vigilanza sulle gare bandite dalle pubbliche amministrazioni nell’Isola. L’incarico, mai ultimato, era stato affidato alla società partecipata regionale Sicilia e-Servizi.

Per ogni appalto, affidamento di servizi o acquisto di materiale ciascun ente pubblico è obbligato dall’Autorità nazionale anticorruzione a registrare i passaggi, una ventina in tutto, che ci sono fra la pubblicazione del bando e il collaudo finale. Con la registrazione del primo step il sistema informatico genera un codice di identificazione della gara che serve per monitorare i successivi flussi di denaro ed evitare che qualcuno ne approfitti. Una sorta di scudo contro il malaffare.

Tutto questo per anni è stato garantito collegandosi al Simog, il “Sistema informativo monitoraggio gare” dell’Anticorruzione. Ad un certo punto, però, in Sicilia si è deciso di sganciarsi dal Simog per creare un sistema autonomo, affidando a Sicilia e-Servizi (alla cui guida il governatore Rosario Crocetta avrebbe poi chiamato l’ex pm Antonio Ingroia) il compito di creare il Sitar. In questa maniera la Regione avrebbe incassato i soldi che le stazioni appaltanti e tutti i partecipanti devono versare per prendere parte alla gara.

Spesa prevista per il Sitar: circa 2 milioni e 800 mila euro di fondi europei. Dopo averne utilizzati una grossa fetta, però, già nel 2013 i nodi vennero al pettine. Il sistema si inceppò nel giorno in cui era prevista una dimostrazione pratica delle sue funzionalità. Da allora nessun passo in avanti. I fondi europei sono stati spesi, ma del collaudo obbligatorio del Sitar non c’è traccia. Per mesi sul portale della Regione campeggiava l’avviso “che è temporaneamente rinviato l’avvio in esercizio del nuovo sistema. Su questa sezione, appena possibile, sarà data notizia della data di entrata in esercizio del nuovo sistema”. E cioè, mai.

Il giorno della dimostrazione operativa davanti a dirigenti e funzionari convocati in pompa magna ci si rese conto che per farlo funzionare serviva una nuova modifica al Sitar. Bisognava spendere altri 650 mila euro. E così pochi giorni dopo il flop del sistema l’allora dirigente dell’assessorato regionale alle Infrastrutture, a cui spetta il controllo sulla registrazione dei dati delle gare, spiegò di avere scoperto che si poteva utilizzare la piattaforma telematica sviluppata dalla Regione Toscana adattandola con meno di 40 mila euro alle esigenze della pubblica amministrazione siciliana.

Ci sono voluti due anni, ma alla fine è passata la linea del risparmio sulla base di una legge che consente il riutilizzo dei sistemi già attivi in altre pubbliche amministrazioni. Solo che, nel frattempo, sono stati spesi inutilmente un milione e 700 mila euro, inghiottiti nella voragine di Sicilia e-Servizi.

Il mese scorso l’assessorato alle Infrastrutture ha firmato una convenzione con l’Anticorruzione che, tra le altre cose, dice addio al Sitar. Adesso c’è parecchio lavoro da smaltire. Nell’attesa vana che il sistema entrasse in funzione, infatti, le stazioni appaltanti avrebbero dovuto continuare a caricare i dati sul Simog. Non è andata così, tanto che a fine marzo l’Autorità nazionale ha tirato le orecchie alla Sicilia: solo il 19,8 per cento delle gare è stato registrato regolarmente, contro una media nazionale che supera il 50 per cento.

Il Dipartimento tecnico dell’assessorato alle Infrastrutture, cui spetta la vigilanza sulle gare, aveva le armi spuntate poiché attendeva il Sitar per avviare il nuovo sistema di controllo. Ora è corso ai ripari, tornando al vecchio software un tempo collegato all’Anticorruzione. Con una spesa di 21 mila euro sono ripartiti i controlli. E sono già stati individuati 6500 “inadempimenti” in giro per la Sicilia. Le stazioni appaltanti non hanno registrato i passaggi delle gare che sfuggono, così, ai controlli per arginare la corruzione. E adesso stanno per partire altrettante lettere di contestazione. Bisogna, e in fretta, mettersi in regola.


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