10 Novembre 2022, 12:58
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CATANIA – Inizia tutto con un chilo di cocaina. Un’operazione che vale 380 mila euro. Le indagini per l’operazione Tiffany, che ha sgominato un’organizzazione dedita al traffico di stupefacenti, si snoda tutta intorno alle intercettazioni degli investigatori su una grossa partita di droga, e sui pagamenti pretesi dai trafficanti, tra appuntamenti per non dare nell’occhio e corse di cavalli.
L’incontro iniziale è tra Pietro Coco, spacciatore della zona di Aci Bonaccorsi (morto nel 2022), e Francesco Vittorio, che è definito nelle carte del Gip di Catania come un “grossista” di cocaina. Nell’aprile del 2021 Vittorio propone a Coco l’acquisto di due chili di cocaina: “È bellissima – dice Vittorio – sia di naso sia di scioglierla sia di fumarla. A te te la faccio a trentotto, l’abbiamo venduta a quaranta questa”.
La conversazione va avanti con Coco che prima chiede di venderne solo un chilo, e Vittorio che insiste per dargliene due. Alla fine l’accordo lo propone lo stesso Vittorio: “Uno me lo paghi subito, uno me lo paghi dopo, a poco a poco”.
Vittorio inizia a riferire della trattativa con Coco a Giuseppe Bonanno, indicato dalle carte come l’organizzatore dell’associazione dedita al traffico di cocaina. Nel frattempo, si sente ancora con Coco per stabilire le condizioni in cui gli porterà la cocaina. I due parlano in codice, fingendo di organizzare una corsa di cavalli. Coco infatti è il proprietario di un cavallo, Messamoto, che secondo gli investigatori è molto conosciuto e apprezzato nel mondo delle corse clandestine.
“Sicuramente la corsa è stata organizzata – dice Vittorio a Coco – veniamo, così te lo presento, vi organizzate… perchè io penso che millecinque, se la fa in montagna… io gli ho detto anche a quindici giorni come mi ha detto tu… venti giorni”. Per gli investigatori, Vittorio sta in realtà informando Coco su quali saranno le modalità di cessione e pagamento della cocaina.
La cocaina passa nelle mani di Coco l’undici maggio del 2021. L’uomo va in un’edicola nella zona Barriera di Catania e aspetta Vittorio. Il quale però lo chiama e gli dice di cercare un uomo con un casco bianco su uno scooter. Si tratta di Antonio Sapiente, indicato dalle carte del Gip come uno dei corrieri dell’associazione. “In conclusione – si legge nell’ordinanza – dal complesso dei dialoghi intercettati, era possibile ritenere che in quella occasìione il Sapiente, per conto di Vittorio Francesco, avesse ceduto un quantitativo di stupefacente in favore del Coco”.
Poco dopo, Vittorio e Bonanno fanno una videochiamata a Coco e gli parlano di una corsa di cavalli, ovvero di Messamoto, il cavallo di Coco: “Te la posso dire una cosa – dice Bonanno – fatti la stalla per conto tuo. Con chi devi correre? Con i Bosco no, con i forti no…”. L’intenzione della chiamata è in realtà, si legge nelle carte del Gip, un’altra: “Bonanno – si legge – con quella video chiamata aveva voluto convalidare la sua presenza nella compravendita della cocaina”.
Solo che Coco non paga subito. Vittorio e Bonanno parlano di questo ritardo al telefono, e Vittorio va diverse volte a trovare Coco nel bar in cui lavora, il Tiffany di Aci Bonaccorsi, per sollecitarlo a pagare. Una settimana dopo la consegna della cocaina, il 18 maggio, Vittorio va al Tiffany e, dopo essere uscito, è intercettato mentre dice alla moglie “Metti i soldi nella borsa”.
I soldi però non sono ancora tutti. Coco tergiversa ancora e Vittorio, parlando con Daniele Mangiagli (indicato dalle carte del Gip come un altro membro dell’associazione dedita al traffico di cocaina), gli dice: “Domani per dire gli chiudo la saracinesca, gli dico prendimi questo cavallo che ho un bel box vuoto e lo riempio”.
Alla fine, in due diversi spezzoni, Coco salda tutto il suo debito. Lo stesso giorno in cui riceve i soldi, notano gli investigatori, Vittorio va subito a consegnarli a Bonanno.
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10 Novembre 2022, 12:58