Corsi a pagamento, poi l’assunzione | Dal Cefpas ai pronto soccorso

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11 Settembre 2019, 20:07

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PALERMO – Prima faranno un corso di circa 360 ore che costerà intorno ai duemila euro presso il Cefpas, l’ente di formazione sanitaria della Regione, poi saranno impiegati per due anni con un contratto a tempo determinato dal valore di 22mila euro lordi all’anno. In una riunione con i sindacati, oggi l’assessore alla Sanità Ruggero Razza, ha parlato di alcuni dettagli dell’operazione con cui il governo regionale vorrebbe rispondere a due problemi: la mancanza di medici nei pronto soccorso e il gran numero di laureati e abilitati in medicina che però non hanno accesso alle scuole di specializzazione. I sindacati però, nella valutazione dell’intervento, sono divisi

Il Cefpas ha già avviato l’indagine per capire quale sia il fabbisogno dei pronto soccorso delle aziende sanitarie. Alcune stime fissano il numero di medici fra i 250 e i 300. Se le richieste dovessero essere maggiori potrebbe servire una forma di selezione. Questi medici dovranno partecipare a un corso che il Cefpas terrà per circa tre mesi e che, stando a quanto appreso dai sindacati, avrà un costo di circa 2400 euro. Questo prezzo potrebbe essere avanzato da Banca Intesa San Paolo per poi essere rimborsato dal medico una volta in servizio. Poi ci sarà il contratto per 24 mesi con un valore lordo all’anno di 22mila euro. Lo stipendio mensile netto sarà così attorno ai 1300 euro.

L’annuncio della nuova misura è stato fatto, a Caltanissetta, qualche giorno fa, dallo stesso titolare dell’assessorato di piazza Ziino. “Si sa – ha detto l’assessore Razza – che in Italia c’è questo problema enorme di migliaia di ragazzi che negli anni si sono laureati, si sono abilitati, ma non hanno avuto da parte dello Stato il diritto di accesso alle scuole di specializzazione. Questo oggi significa che sono necessari migliaia di medici per il servizio di emergenza ma che non possono essere reclutati. La Regione – ha proseguito Razza – in questo anno e mezzo ha fatto tantissimi concorsi. Abbiamo anche lanciato due concorsi di bacino per i medici di chirurgia e d’urgenza, però ogni volta riusciamo a coprire un numero inferiore di posti rispetto a quelli che sono necessari. Ed allora noi, tra i primi in Italia, abbiamo pensato di voler chiamare questi professionisti, ma, per essere coinvolti all’interno del sistema, c’è bisogno di formarli. Dove farlo? La Sicilia ha il Cefpas, che è il cuore delle attività della formazione sanitaria”.

Quanto alle assicurazioni varranno le regole che valgono per tutti i medici. Le aziende sanitarie che pagheranno lo stipendio a questi tirocinanti risponderanno della colpa lieve mentre della colpa grave risponderà il medico con la propria assicurazione. Vale a dire: se vorranno, saranno gli stessi tirocinanti a pagarsi la polizza. I medici saranno affidati ai dirigenti medici operanti presso le strutture che faranno ai tirocinanti da tutor. E probabilmente anche i tutor potrebbero rispondere delle responsabilità degli allievi.

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Le reazioni dei sindacati, come detto, sono di tono diverso. C’è chi, come i rappresentanti Fials Sicilia Per Sandro Idonea e Agata Consoli parlano “di soluzione non ottimale che però risponde a numerosi problemi: si smaltiscono le file, si evita il sovraffollamento e si fanno lavorare i giovani medici”.

Numerosi rilievi critici vengono sollevati invece da Angelo Collodoro del Cimo. “Il modello formativo pensato dalla Regione Sicilia – esordisce in una nota il sindacalista – contrasta con l’obbligatoria acquisizione del titolo di specializzazione, l’unico che consenta la partecipazione alle procedure concorsuali per l’accesso al Servizio sanitario nazionale”.

Non è escluso, circola tra gli addetti ai lavori, che successivamente una norma nazionale possa intervenire sanando la posizione dei medici che fra due anni avranno già un’esperienza nelle corsie d’ospedale. “Non essendo stata finora prevista alcuna deroga – commenta però Collodoro -, si verrebbero a realizzare delle figure professionali prive dei requisiti necessari per l’accesso a tempo indeterminato negli Ospedali pubblici italiani, con il rischio concreto di creare una nuova forma di precariato di cui certamente non si avverte il bisogno”. Fra le altre annotazioni poi il sindacato chiede come mai la Regione non abbia finanziato altre borse per le scuole di specializzazione o come mai non abbia pensato di ricorrere ai medici in servizio presso ambulanze per “il trattamento dei codici bianchi che rappresentano circa l’80% degli accessi in Pronto Soccorso”.

Favorevole è la Cgil, con Renato Costa che afferma: “Non c’è nulla di scandaloso anzi è una azione da riprendere e da esportare. Abbiamo – approfondisce il sindacalista – numerosi motivi per guardare con ottimismo a questa proposta che fa lavorare i giovani che non sono riusciti ad entrare nelle scuole di specializzazione e che risponde alle carenze di organico dei pronto soccorso offrendo un servizio migliore ai cittadini. Infine – conclude Costa – riteniamo che questa esperienza sia coerente con le capacità dei medici neolaureati non specializzati che infatti lavorano nella guardie mediche e nelle ambulanze medicalizzate”.

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11 Settembre 2019, 20:07

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