"Corsi di formazione in ritardo e rischio tagli all'orizzonte" - Live Sicilia

“Corsi di formazione in ritardo|e rischio tagli all’orizzonte”

Foto d'archivio
Silenzi dal ministero e non solo: cosa emerge da una riunione all'assessorato regionale

PALERMO – “Il 14 settembre avremmo dovuto iniziare le lezioni in aula, invece eravamo in assessorato a capire perché non c’è una data certa“. Nelle parole degli enti di formazione siciliani c’è apprensione: i primi e secondi anni dei corsi Iefp (Istruzione e formazione professionale), di fatto scuola dell’obbligo a tutti gli effetti, sono in un limbo di ritardi, coperture finanziarie non ancora ufficiali e paventati tagli ai fondi. Intanto gli allievi sono fermi da febbraio e le famiglie cominciano a credere che i corsi non comincino affatto, mentre i lavoratori temono di poter perdere almeno una mensilità. Lo raccontano i protagonisti, fra enti e sindacati, che ieri hanno incontrato l’assessore regionale alla Formazione Roberto Lagalla per discutere diversi problemi del settore.

I ritardi e lo spettro del taglio

Perplessità e dubbi sono condivisi da tutti coloro che erano presenti in assessorato. Come Gabriele Albergoni, presidente dell’associazione datoriale Anfop Sicilia, che racconta: “Tutto parte da una specifica circolare con cui l’amministrazione regionale si impegnava a pubblicare i decreti di autorizzazione il primo settembre. L’impegno politico era di partire in aula il 14, ma così non è stato: alla Regione è pervenuto un numero di percorsi maggiore rispetto a quello previsto, 591 a fronte di 550, con conseguenze anche economiche. Coi numeri attuali servirebbero due milioni e mezzo in più – prosegue – e qui si apre un altro tema: ci è stato preannunciato che per risolvere la situazione potrebbe avvenire un taglio trasversale a tutti i corsi, con oltre quattromila euro in meno per ognuno. In un momento in cui bisogna far fronte a nuove spese per contenere il Covid, ci saremmo aspettati contributi speciali e non tagli”.

Antonino Marfia, delegato Federterziario scuola, spiega che “l’assessore ha assunto l’impegno di partire giorno 24, ma calcolando che già i Centri per l’impiego richiedono quindici giorni di tempo per vidimare i registri, la vedo molto difficile. In più siamo preoccupati per il taglio, perché in piena emergenza Covid abbiamo anche dovuto comprare i banchi monoposto, mascherine e gel sanificanti, e abbiamo anche dovuto contrattualizzare le ditte di sanificazione. Per noi i costi sono aumentati, di contro la Regione ci dà di meno. E tutto questo riguarda i primi e secondi anni – sottolinea – perché per i terzi e i quarti, che concludono il ciclo, non c’è neanche l’ombra dell’avviso”.

Un quadro confermato da Gabriele Leanza, presidente di Forma-Sicilia: “Solo dopo l’autorizzazione ministeriale, con copertura certa, arriverà il decreto regionale. I corsi Iefp sono attività di assolvimento all’obbligo formativo, e ogni corso può contare anche 25 allievi; contando che i corsi sono più di 500, si andrebbe incontro a un vero danno sociale”. Leanza precisa che “c’è stato però l’impegno dell’assessore a trovare un’alternativa, così come la rassicurazione che tutto dovrebbe rientrare a regime entro il 24 settembre”.

“Il risultato? Siamo a metà settembre e non c’è alcuna autorizzazione – commenta anche Salvatore Palermo, direttore di Euroform –. È un tema molto delicato che coinvolge tante centinaia di minori, le cui famiglie tra l’altro ci tempestano di telefonate perché temono i corsi non riprendano. Per ora continuiamo a rispondere di aspettare il 24 settembre, ultimo giorno in cui ripartiranno tutte le scuole siciliane, perché di fatto aspettiamo anche noi di sapere ‘come’ e ‘quando’. Per il momento non abbiamo dati”.

“Responsabilità pesanti”

Il pensiero di chi gestisce gli enti va anche al lato umano delle loro realtà: “In Sicilia questo tipo di offerta è fondamentale – fa presente Albergoni –. Spesso ci si rivolge a fasce più disagiate, di cui fanno parte famiglie che non immaginano un futuro universitario per i figli e trovano più opportuno avviarli al lavoro. Senza voler dare colpe a nessuno, la possibilità che più ci sconforta è che non si riesca a partire nemmeno il 24 settembre. Non sarebbe giusto, i corsi Iefp sono scuola a tutti gli effetti”.

Anche Salvatore Palermo rimarca: “L’ente che rappresento insiste su territori particolari, come Gela o lo Zen di Palermo, se un ragazzo si ‘distrae’ dal corso Iefp poi è facile che prenda la strada della delinquenza, soprattutto se il motivo è che il corso non parte. Sono responsabilità pesanti, per tutti”.

“Questi ragazzi non fanno una sola ora di scuola da febbraio, ci dicono ‘per favore, ricominciamo’ – confessa Marfia –. Forse sfugge quanti allievi salviamo con la nostra attività, con l’impegno dei corsi ma anche mandandoli a lavorare coi nostri contratti in strutture che gli consentono di guadagnare qualcosa, con vitto e alloggio pagati. Cosa che quest’anno non hanno nemmeno potuto fare”.

La denuncia dei sindacati

Pur riconoscendo che l’attesa sia da imputare al ministero, anche i sindacati sono critici nella gestione del problema. “Il ritardo è un fatto grave – commenta Giovanni Migliore, responsabile della formazione della Cisl Scuola –. Speriamo in un avvio dei corsi Iefp prima possibile e in contemporanea alla scuola, perché gli allievi non vedano in questa libertà una seria possibilità di non frequentare più. Ecco perché nei corsi c’è più pratica che teoria, più lavoro reale: per tenerli impegnati in qualcosa che gli serva per vivere”.

Ninni Panzica, coordinatore della formazione della Uil Scuola, conferma che “l’amministrazione ha ribadito che è pronta e pensa che per il 24 settembre si possa avviare tutto, quindi incrociamo le dita”.

Il segretario regionale della Ugl Sicilia, Giuseppe Messina, rileva che dal punto di vista dei lavoratori “c’è un problema pratico: se saltasse l’avvio il 24, fatto che ormai sembra sempre più concreto, almeno per tutto il mese di settembre nessuno di loro potrà essere pagato”. Preoccupa anche il taglio: “Se ogni corso riceve 4.250 euro in meno, un ente grande può perderne anche 300 mila e quindi ritrovarsi a dover ridurre il personale. Ferma restando la nostra fiducia nell’assessore, che ha risollevato un settore dando qualità e continuità, oggi ci scontriamo con la realtà. Per questo – conclude – abbiamo proposto un piano B: individuare risorse regionali altrove, farle transitare temporaneamente per poter firmare il decreto autorizzativo, dopodiché ripristinarle appena arrivato il finanziamento ministeriale”.


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