28 Marzo 2014, 13:35
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PALERMO – Diventa definitiva la stangata per i rimborsi gonfiati ottenuti dalla clinica Villa Santa Teresa di Bagheria. La sezione giurisdizionale d’Appello della Corte dei Conti ha condannato ad un maxi risarcimento per danno erariale Lorenzo Iannì e Giancarlo Manenti.
Il primo dovrà pagare 8 milioni e 350 mila euro. Il secondo, 6 milioni e 471 mila euro. All’epoca dello scandalo che travolse il centro clinico di Michele Aiello, condannato per mafia, Manenti era direttore generale dell’Azienda sanitaria palermitana, mentre Iannì era il coordinatore sanitario del distretto di Bagheria. Per entrambi il collegio presieduto da Salvatore Cilia, estensore Pino Zingale, ha stabilito uno sconto sulla cifra da sborsare in favore dell’Agenzia per i beni confiscati, a cui nel frattempo è passata la proprietà della clinica.
Secondo la ricostruzione del procuratore regionale Guido Carlino, del pubblico ministero Gianluca Albo e dei carabinieri del Nucleo antisofisticazione, sostenuta in appello dal procuratore generale Diana Calaciura, Manenti e Iannì hanno consentito, violando i loro doveri di controllo, il pagamento di tariffe gonfiate anche del 400 per cento alle cliniche di Aiello, re mida della sanità privata in affari con Bernardo Provenzano.
L’indagine della magistratura contabile prese le mosse da quella della magistratura ordinaria sulle talpe alla Dda. Con le sue cliniche Villa Teresa e Atm (Alte tecnologie medicali) Aiello aveva ottenuto dalla Regione, all’epoca del governo guidato da Totò Cuffaro, una convenzione con tariffe giudicate eccessive per prestazioni di radio terapia in regime di assistenza diretta negli anni 2002 e 2003. Erano gli anni in cui si era passati dall’assistenza indiretta al regime diretto ed era stato previsto il rimborso dal servizio sanitario nazionale solo per le prestazioni inserite in uno speciale tariffario, il cosiddetto ‘nomenclatore’.
Nello stesso periodo, le strutture di Aiello erogavano prestazioni di altissima specializzazione che, non essendo ancora inserite nel nuovo tariffario, non potevano essere rimborsate. Secondo l’accusa, l’ex direttore generale Manenti, d’accordo con Aiello, avrebbe firmato un provvedimento nel quale attribuiva a Iannì, dirigente del distretto sanitario di Bagheria, la delega a concordare con l’ingegnere le tariffe di rimborso per cinque tipi di prestazioni specialistiche, in attesa dell’eventuale futuro inserimento di quelle prestazioni nel nuovo tariffario.
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28 Marzo 2014, 13:35