01 Agosto 2022, 06:17
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“Noialtri”. È una parola che si ripete nelle conversazioni, nei dialoghi, nelle riunioni mafiose registrate dalle cimici piazzate dal Ros nell’officina di via Zia Lisa a Catania. È l’officina di Salvatore Rinaldi, meglio conosciuto come Turi Millimachini, arrestato nel blitz Agorà di qualche settimana fa. Un modo di dire tutto siciliano che per i magistrati della Dda etnea simboleggiano l’appartenenza a Cosa nostra.
Nelle carte è descritto un “coordinamento” affidato a tre boss. Insomma dopo gli arresti di Chaos nel novembre 2017 la gestione sarebbe stata ‘collegiale’. Era già accaduto di fatto nel 2009 dopo l’arresto di Santo La Causa (poi pentito) con Daniele Nizza, Orazio Magrì e Benedetto Cocimano. Tra i responsabili di rilievo (attuali) c’è il meccanico Salvatore Rinaldi aiutato da Michele Schillaci (già in gattabuia da quasi due anni ed infatti il riesame ha annullato per mandati di cattura a catena) e Carmelo Renna che invece è uscito dal carcere dopo una lunga condanna. Una scarcerazione molto attesa nel 2017. Il nome di Melo Renna è già venuto fuori in diverse intercettazioni. Appena a piede libero avrebbe avuto la responsabilità di San Giovanni Galermo e del Villaggio Sant’Agata. Un triunvirato a tutti gli effetti che avrebbe cercato anche di riappropriarsi di vecchie estorsioni, dalla munnizza al bingo, per poter aumentare gli introiti della cassa.
Nel corso delle udienze del Riesame dell’inchiesta Agorà, che sono terminate con quasi la totalità delle conferme delle ordinanza nei confronti degli oltre 50 indagati, è arrivato un colpo di scena. La procura ha depositato dei verbali di interrogatorio di un indagato che fanno capire l’intenzione di collaborare con la giustizia. Vincenzo Castelli della famiglia di Biancavilla ha molto da raccontare. I primissimi verbali (sintetici) sono pieni di parti omissate. Sono stati pubblicati, in esclusiva, sul Mensile S. Ha parlato di droga, estorsioni, summit.
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01 Agosto 2022, 06:17