Cronaca

Cosa nostra, il vertice: il dualismo Santapaola-Ercolano

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04 Gennaio 2022, 06:17

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La storia della famiglia di Cosa nostra, soprattutto dopo l’arresto di Nitto nel 1993, è un alternanza di potere tra Ercolano e Santapaola. E non sono mancate anche le guerre cruente tra queste due fazioni intestine alla cosca. Chi detiene ora il potere ‘assoluto’? Difficile dirlo.

Una sorta di guida la fornisce il pentito Carmelo Aldo Navarria, che agli investigatori racconta che in caso di arresto di Francesco Santapaola il clan aveva già organizzato i sostituti. E aveva messo tra i papabili, Salvatore Mazzaglia (ai vertici della cellula di Mascalucia) e del genero Mirko Casesa. Ma in quei verbali c’è anche il nome dell’uomo d’onore ‘riservatissimo’ Francesco Napoli, di ‘sangue’ Ferrera (cugini di Santapaola ed Ercolano). Di lui parla in un verbale Santo La Causa, ex reggente di Cosa nostra. E ultimamente lo ha citato in un processo anche il pentito Giuseppe Laudani.

Ma oltre al ruolo del supremo, Cosa nostra catanese si muove nei quartieri che sono vere e proprie roccaforti criminali. I Nizza avrebbero avuto un ruolo non di poco per la droga a San Cristoforo, Librino e Trappeto Nord. Al Villaggio Sant’Agata il ‘principe’ è Antonio Battaglia, finito anche lui in cella ultimante. È nipote di Santo Battaglia, capo storico di quel quartiere, che ha la competenza di San Giovanni Galermo, dove gli ultimi nomi di peso a livello criminale sono stati Turi Fiore e Luca Marino. 

A Picanello fino a poco fa è stato a piede libero Giovanni Comis, arrestato poche settimane fa. Nel quartiere che è stata la centrale criminale del consigliere di Cosa nostra Carletto Campanella avrebbe tenuto i fili Carmelo Salemi, con l’aiuto di Enzo Scalia e Giuseppe Russo. E per un periodo avrebbe avuto mansioni di vertice anche Enzo ‘pirigno’ Dato.

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04 Gennaio 2022, 06:17

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