Cosa nostra in trattoria | per decidere le strategie

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07 Dicembre 2012, 07:36

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PALERMO- Antonino Messicati Vitale possiede da solo il potere economico per reggere da solo il peso economico del business dei diamanti oppure si è alleato con altri clan? E allora la mente e le indagini dei carabinieri del reparto operativo e del nucleo investigativo di Palermo tornano al summit di mafia organizzato alla trattoria don Ciccio di Bagheria, il 12 marzo 2011. E cioè due mesi dopo l’incontro nell’albergo sudafricano dove è nata la partnership dei diamanti. Oltre a Messicati Vitale c’erano Antonino Zarcone, considerato il capomafia di Bagheria, Nicola Milano e Tommaso Di Giovanni, nuovi reggenti del mandamento di Porta Nuova.

Un pranzo di mafia per dettare le strategie della nuova Cosa nostra. Boss di Palermo e provincia si sono confrontati in trattoria. Seduto a un tavolo, in mezzo agli altri clienti, c’era colui il quale, un anno dopo, sarebbe diventato un latitante di mafia. Quell’Antonio Messicati Vitale, che non si sarebbe fatto trovare in casa, nella frazione di Portella di mare, al momento dell’arresto.

In trattoria hanno discusso di spartizione del territorio, di pizzo da incassare nella zona di Pagliarelli e soprattutto di affari. Di terreni e soldi in contanti per costruirvi sopra i palazzi. Forse ci sono pure i suoi soldi nel tentativo di comprare un intero palazzo nel cuore del Borgo Vecchio dove qualche mese fa qualcuno ha parcheggiato uno scooter pieno di polvere da sparo e tondini di ferro. Una bomba rudimentale fatta esplodere per dare un avvertimento a qualcuno. Le indagini sulle ricchezze dei boss conducono a Vincenzo Coniglio, insospettabile parrucchiere di corso Calatafimi finito in manette. Nella sua auto sono stati trovati i libri della contabilità del clan di Porta Nuova guidato da quegli stessi uomini che seduti al tavolo di una trattoria discutevano di pizzo e affari con Tonino Messicati Vitale.

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07 Dicembre 2012, 07:36

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