Costa: "Covid, vogliamo chiudere tutto? Poi, però..."

Costa: “Covid, vogliamo chiudere tutto? Poi, però…”

Serve ancora la struttura commissariale? Ecco cosa risponde chi la governa.
L'INTERVISTA
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3 min di lettura

Dottore Costa, il Covid è finito?
“Il Covid si sta comportando come si comporta in estate. Cala e si attenua. Il contesto in cui ci muoviamo è senz’altro migliore, perché la stragrande maggioranza della popolazione è protetta dai vaccini”.

Renato Costa, commissario Covid dell’area metropolitana di Palermo, non si fida, però, del tracciamento e ha imparato a non fidarsi del Coronavirus. Che, in più di una occasione, si è ripresentato, pur essendo stato dato, erroneamente, per defunto.

Il tracciamento è saltato?
“Secondo me, per ogni positivo che individuiamo, ce ne sono altri tre che lo sono, ma che non verranno mai a galla. Sono il sommerso della pandemia”.

In che senso?
“Uno si fa il tampone a casa e risulta contagiato. I più responsabili avvertono le autorità sanitarie. Gli altri, invece, no, ci risulta da esperienze dirette. Chi ha un briciolo di coscienza non si muove, chi non ne ha esce e diffonde il virus”.

Ma il Covid non è, dunque, finito, come si sente dire?
“Il Covid circola sempre, ma siamo in una fase comprensibile di riflusso. Non se ne parla e chi ne parla viene subito preso per menagramo. I ricoveri sono diminuiti, grazie anche alle terapie domiciliari che portiamo avanti, tuttavia ci sono tanti contagiati che, pur non arrivando in ospedale, stanno male e per tanto tempo”.

Scusi, fa il menagramo pure lei?
“Magari fosse così. Purtroppo, ci ho azzeccato spesso, anche se spero sempre di sbagliarmi”.

Sa cosa, magari, pensa qualcuno?
“No, cosa pensa?”.

Che il Covid non c’è più, o, almeno, che non fa più male, ma che resta una suggestione utile per mantenere la struttura commissariale. Lei che ne dice?
“Vorrei che fosse vero. Se la pandemia finisse di botto, io potrei tornare al mio reparto, al Policlinico, al mio ambulatorio sociale, al Borgo, e sarei contentissimo. Purtroppo, non è così”.

Quante unità ci sono alla Fiera?
“Circa quattrocento, ma con significativi tagli di ore. Tutta gente che lavora e che ha sempre lavorato. Qui nessuno si gratta la pancia. Le terapie domiciliari sono un esempio, molti di quei pazienti, altrimenti, sarebbero finiti al pronto soccorso”.

Sì, ma a che servono gli informatici, gli statistici…
“A fornire un servizio sanitario globale e pronto, senza perdere tempo. Qui abbiamo costruito un modello nuovo, rispetto al nulla che c’era tra il medico curante e l’ospedale. Serve per il Covid, potrebbe servire per tutto. Le sfide da affrontare saranno molte”.

Tanti non sono d’accordo.
“Benissimo. Vogliamo chiudere? Chiudiamo. Nessuno cerca posti al sole, favoritismi o scorciatoie. Però, attenzione, poi non lamentiamoci. Una cosa del genere, se la smonti, non la rimonti più”.

Si stanno commettendo degli errori, in questo frangente?
“Assolutamente sì. I fragili vanno vaccinati con la quarta dose a prescindere dall’età. O vogliamo aspettare che alcuni di loro comincino a stare male e a morire, prima di prendere provvedimenti, man mano che scade l’immunità vaccinale?”.

In sintesi?
“Noi siamo qui, disponibili e pronti, come sempre. Vogliamo discutere del futuro? Discutiamone, ripeto. Ma, certamente, i miei ragazzi vanno soltanto elogiati e ringraziati”. (Roberto Puglisi)

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