Costi energia, Confcommercio: "Tornare ai prestiti di guerra" - Live Sicilia

Costi energia, Confcommercio: “Tornare ai prestiti di guerra”

Le proposte avanzate dall'associazione dei commercianti: "Moratoria sulle vecchie imposte e diminuzione degli arretrati"

CATANIA – Confcommercio fa il punto su una situazione che, giorno dopo giorno, diventa sempre più insostenibile per le aziende e le famiglie: la pandemia e la crisi internazionale, causata dalla guerra in Ucraina, hanno determinato l’aumento dei costi dell’energia elettrica, del gas e dei carburanti. Un aumento di spesa che colpisce le famiglie e, di conseguenza, le aziende che vedono diminuire le loro entrate.

Pietro Agen è il presidente di Confcommercio: “Noi pensavamo fosse, questa, la stagione del rilancio e invece, alla fine parziale di una pandemia, si è sovrapposto l’inizio di una ‘guerra’ che ha fatto lievitare i costi generali per le aziende. Aumenti che hanno colpito le famiglie – continua Agen – generando un calo degli incassi, per le nostre aziende e un aumento dei costi ai quale si aggiunge la restituzione dei prestiti”.

Le proposte avanzate da Confcommercio e dirette al Governo nazionale e a quello regionale sono tre: “Una moratoria di un anno sui pagamenti relativi alle vecchie imposte, vecchie tasse e contributi – continua Agen – e non perché non vogliamo pagare, ma chiediamo solamente uno slittamento di un anno. La seconda proposta è, senza parlare di condono, una diminuzione degli arretrati d’imposta e, terza, è la reintroduzione del vecchio “prestito di guerra” con soluzioni di rientro trentennali”.

Dario Pistorio, presidente di Fipe-Confcommercio, punta l’attenzione sull’abusivismo, “un fenomeno dilagante che ritroviamo in ogni angolo della nostra città – puntualizza Pistorio – un grido, il nostro, rivolto all’Amministrazione della città e agli organi preposti per vigilare su un fenomeno che sta creando una concorrenza sleale ai danni dei nostri operatori. Altro punto da attenzionare è quello delle grosse catene commerciali che continuano le campagne di sconto in un periodo dove questi sono vietati”.

L’aumento dei costi è evidenziato da piccoli esempi, quasi elementari. Un’azienda che prima, a esempio, pagava un sacco di farina circa 16 euro, oggi, lo paga sui 23 euro. I box dove vengono trasportati i vestiti, quelli di cartone con un asse al centro per tenerli appesi, prima venivano pagati 8 euro a box, oggi, circa 22 euro a box. Insomma una difficoltà commerciale ormai evidente. “Costi e aumenti che vengono scaricati sulle spalle dei commercianti – continua Pistorio – e, loro commercianti, cosa dovrebbero fare? Sediamoci, Istituzioni e imprese, a un tavolo per trovare una soluzione”.


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