Costò tre milioni, ma è chiusa | Discarica abbandonata da 5 anni

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27 Novembre 2014, 06:16

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PALERMO – Quando fu inaugurato, quasi cinque anni fa, fu salutato come la panacea di tutti i mali. Da allora, però, l’impianto di compostaggio realizzato dall’Alto Belice Ambiente a Bisacquino, un’opera costata tre milioni, non è mai entrato in funzione, prigioniero dello stallo provocato da una spesa tutto sommato irrisoria e da una società in crisi. Mentre alla Regione si cerca una struttura che sostituisca la discarica di Siculiana, che fra qualche giorno esaurirà la propria capacità, alcuni dei Comuni che attualmente portano la propria immondizia nell’impianto del Gruppo Catanzaro e che alla fine della settimana potrebbero trovarsi in emergenza possiedono una struttura che rimane chiusa.
L’impianto ha una capacità di 6.500 tonnellate all’anno. Una capacità che non gli permetterebbe certo di risolvere il problema da solo, anche perché la struttura può accogliere solo la frazione umida, ma che potrebbe ridimensionare la crisi. Per attivarlo, però, serve una cifra che all’Ato stimano in 40-60 mila euro: soldi da investire per rimettere in sesto l’impianto dopo cinque anni di inattività e che permetterebbe ai 17 Comuni che fanno parte dell’Ato di risparmiare una montagna di denaro.
Qui, però, si entra nello stallo. Qualche settimana fa, infatti, il tribunale di Palermo ha dichiarato insolvente l’Ato, che quindi viaggia verso il fallimento e che adesso è guidata da un doppio vertice, composto dal liquidatore Roberto Terzo e dal commissario Maurizio Norrito. E poi, a monte, c’è un problema ancora più grave: “Nell’ultima riunione che si è tenuta al dipartimento Rifiuti – spiega Terzo – alcuni degli stessi soci della società d’ambito, cioè i Comuni, si sono schierati contro l’attivazione dell’impianto”. “Non possiamo costringere i soci”, taglia corto Norrito.
E dire che il risparmio potenziale è evidente. Al momento i Comuni dell’Alto Belice Ambiente – Altofonte, Belmonte Mezzagno, Bisacquino, Campofiorito, Camporeale, Chiusa Sclafani, Contessa Entellina, Corleone, Giuliana, Monreale, Palazzo Adriano, Piana degli Albanesi, Prizzi, Roccamena, San Cipirello, San Giuseppe Jato e Santa Cristina Gela – portano la propria immondizia a Marsala a un costo di 2.300 euro a tonnellata. A conti fatti, per risparmiare 60 mila euro, basterebbero 26 tonnellate di spazzatura. Qualche giorno. Eppure, alla vigilia dell’emergenza, l’impianto resta chiuso. E i tre milioni di fondi pubblici utilizzati per realizzare quello che nel 2010 è stato presentato come un gioiellino rischiano di finire, letteralmente, nell’immondizia.

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27 Novembre 2014, 06:16

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