31 Ottobre 2024, 06:04
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PALERMO – Quindici milioni di euro. A tanto ammonterebbe la spesa per le elezioni dirette nei Liberi consorzi e nelle Città metropolitane. La stima è stata fatta dall’Ufficio elettorale del dipartimento Autonomie locali della Regione, che ha passato ai raggi x il disegno di legge presentato dal centrodestra all’Ars.
Una tabella allegata alla relazione stima i costi dell’operazione ‘voto diretto’ in cinque milioni e 150mila euro. Soldi che verrebbero spesi per diverse voci: dalla stampa e trasporto delle schede elettorali (732mila euro per 5,5 milioni di schede) alla realizzazione delle 15 buste elettorali necessarie per le operazioni di voto nei seggi (390.400 euro per seimila buste). Altri 366mila euro andrebbero alla stampa delle tabelle di scrutinio e stesso costo anche per i verbali. I 18mila manifesti dei candidati da affiggere nei seggi costerebbero oltre 146mila euro, così come l’inchiostro e i tamponi per i timbri metallici.
E ancora: i 12mila verbali del primo turno e dell’eventuale ballottaggio peserebbero per altri 366mila euro. Le matite copiative, obbligatorie per l’espressione del voto, porterebbero a un esborso di 146.400 euro: ne servirebbero 24mila. A tutto questo si aggiungono altri 500mila euro per l’eventuale aumento dei prezzi e per le spese impreviste.
Ma c’è di più, perché se il ddl 815 firmato dai capigruppo di maggioranza non subirà modifiche, la Regione dovrà sborsare altri dieci milioni di euro. Il nodo, secondo gli uffici del dipartimento Autonomie locali, sta tutto in un comma: il numero 5 dell’articolo 6. La norma prevede che “gli oneri per lo svolgimento delle elezioni trovano copertura sul bilancio della Regione”.
Non soltanto, quindi, le risorse da mettere sul piatto per il materiale necessario alla celebrazione delle votazioni. Il bilancio regionale dovrebbe farsi carico anche di ulteriori spese. Sono quelle per il pagamento dei componenti dei seggi elettorali, delle commissioni e delle sottocommissioni elettorali: in tutto una stangata di ulteriori dieci milioni di euro.
Sul punto, però, gli uffici evidenziano una “discrasia testuale” nel ddl avanzato dal centrodestra. Per quanto riguarda le coperture, viene richiamata la legge regionale 14 del 1969, nella quale si distinguono le spese a carico della Regione da quelle che devono essere supportate dalle “amministrazioni interessate” (le ex Province, appunto).
Davanti a questo nodo, gli uffici del dipartimento consigliano “l’opportunità” di superare l’incongruenza. Il tutto per evitare che la Regione “debba farsi carico” anche delle voci di spesa di competenza di Liberi Consorzi e Città metropolitane, enti che dopo il rinvio delle consultazioni di secondo grado continueranno ad essere retti da commissari di governo.
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31 Ottobre 2024, 06:04