20 Aprile 2021, 06:10
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PALERMO – Lezioni individuali o di gruppo? All’interno o all’aperto? Alcuni dei dubbi del mondo dello sport che deve fronteggiare il Covid sono stati sciolti dalla Cabina di regia che si è svolta a Palazzo Chigi il 16 aprile. L’Italia sarà arancione fino al 26 aprile. Istituite le zone “giallo rafforzato” che consentiranno, ma solo all’aperto, la ristorazione, le attività sportive e gli spettacoli.
Le aperture continuano a essere ponderate in funzione dei numeri dei contagi da Covid, ma è chiaro che occorre rispondere anche alla crisi economica e sociale sempre più evidente. Le palestre e le piscine sono tra quelle attività rimaste sospese da troppo tempo. E intanto a gran voce continuano a essere richiesti ristori adeguati e la riapertura immediata degli impianti sportivi. “L’assessore allo Sport Manlio Messina aveva preso un impegno – dice il presidente Anif Sicilia e Endas, Germano Bondì – e vogliamo lo mantenga in tempi brevi”.
Bondì lamenta soprattutto la mancanza di sostegni per i centri sportivi, fondamentali per far rimanere a galla in questo anno il settore che continua a pagare affitti e utenze nonostante le restrizioni anti Covid. “Siamo in attesa di riscontri concreti – commenta -se non si riaprono gli impianti, il settore non riparte e verranno meno i posti di lavoro”. Ma gli aiuti da parte dello Stato non serviranno a salvare tutti, purtroppo c’è chi è già annegato tra i debiti accumulati.
Altro aspetto fondamentale messo in risalto dal presidente è il recupero degli abbonamenti. “Per andare incontro ai gestori delle palestre e piscine l’Anif Sicilia ha presentato una proposta – spiega – per la predisposizione dell’utilizzo del voucher. Un’alternativa per non morire, un effetto tampone, ma che non rappresenta la soluzione. I ristori regionali lo sono invece. Serve un intervento subito, non c’è più tempo – aggiunge – bisogna intervenire in più ambiti. Siamo chiusi da ottobre e il tasso dei contagiati non è calato. È evidente che i luoghi di contagio non sono le palestre, in cui sono rispettate le misure anticovid, a differenza dei parchi dove non c’è controllo e le persone svolgono attività sportiva l’uno vicino all’altro”.
Per Bondì ci troviamo di fronte a un’incapacità di gestione, oltre che politica. “Dobbiamo capire che lo sport è essenziale – prosegue -, gli impianti sportivi sono luoghi di tutela della salute e le chiusure stanno avendo un impatto disastroso sulle persone. La responsabilità è della politica”.
Bondì da tempo chiede il perché si sono chiusi gli spazi all’aperto se non c’è prova di contagio. “Non c’è un dato scientifico – aggiunge – che conferma che il contagio avviene nelle palestre, nessun focolaio è stato individuato. È stata fatta una ricerca in cui viene fuori che negli spazi sportivi c’è un tasso di contagio pari all’uno per mille e neanche uno all’aperto. Lo sport deve essere stimolato – conclude – è un’arma per combattere il virus, insieme a una sana alimentazione e ai vaccini”.
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20 Aprile 2021, 06:10