Covid, "Conoscere la propria risposta immunitaria" - Live Sicilia

Covid, “Conoscere la propria risposta immunitaria”

Un'analisi molecolare potrebbe aiutare a prevenire l'insorgenza di sintomi gravi.
PARLA IL BIOLOGO
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Dalla propria risposta immunitaria potrebbe arrivare un importante input per la lotta al covid. Ne è convito Cristian Fioriglio, biologo e tossicologo forense, che già dall’inizio della pandemia aveva condiviso una sua intuizione con il mondo scientifico. Con l’arrivo dell’estate si sente aria “di libera tutti”, ma i virologi hanno già guastato la festa prospettando una nuova recrudescenza della diffusione del virus in autunno. Per il biologo si dovrebbero analizzare “gli esordi all’infezione per singolo soggetto”. “Dopo 24 mesi di pandemia – commenta Fioriglio a LiveSicilia – mi rendo conto che la mia ipotesi era ed è a tutt’oggi l’unica da perseguire oltre la giusta attività vaccinale che a mio parere è stata una salvezza.  Non possiamo stare inermi in attesa che l’autunno arrivi con altre varianti del Covid sperando che a noi non ci colpisca o quanto meno, avere la fortuna che non ci accada nulla di grave. Un’importante soluzione sarebbe quella di conoscere la capacità di risposta del proprio sistema immunitario nei confronti dei virus semplicemente sottoponendosi ad un prelievo in strutture autorizzate alla biologia molecolare. Basterebbe sequenziare i geni presenti nel cromosoma 6 del proprio cariotipo e precisamente quelli responsabili della risposta immunitaria nei confronti dei virus.

Così si potrebbe stabilire quale possa essere la genotipicità del proprio sistema immunitario relativo alla risposta alle infezioni da virus cui l’organismo potrebbe essere esposto. Quindi, sapere se si ha o meno una mutazione in eterozigosi o in omozigosi o nulla di questo. Tale analisi – aggiunge il biologo – permetterebbe di dare un orientamento clinico se si è predisposti ad avere, in caso di infezione da virus, un esordio asintomatico, sintomatico o gravemente sintomatico. In questa ottica il soggetto risultato avere un genotipo a rischio esordio grave, anticiperebbe con una terapia preventiva l’eventuale condizione clinica che – analizza –  come ormai sappiamo avviene con un declino immediato in poco tempo tanto da rendere inefficace le cure sanitarie. Sicuramente a corredo va valutata l’anamnesi del soggetto per eventuali altre patologie pregresse o in atto che possano far ritenere che qualunque sia il genotipo del sistema immunitario il rischio di esordi clinici gravi sia ugualmente concreto, ma questo esame rimane valido ed importante. L’esame vertirebbe in semplice prelievo venoso in provetta di EDTA utile alla successiva analisi molecolare. Con una risposta – conclude Fioriglio – in massimo 48 ore”.


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