15 Maggio 2022, 05:40
2 min di lettura
CATANIA – Ci sono due pandemie parallele. Una è raccontata dei dati che ogni settimana le autorità diffondono in tutte le regioni, secondo cui i contagi sono in calo e la diffusione del virus tra la popolazione si sta contraendo sempre di più. L’altra pandemia è quella che non è registrata dai bollettini, fatta di contagi scoperti con tamponi domestici e che non vengono denunciati alle Asp.
Qual è lo stato della pandemia da Coronavirus, allora? A che punto siamo con le terapie, e come si evolverà il contagio nei prossimi mesi? Ne parla a LiveSicilia Franco Luca, responsabile dei Servizi territoriali dell’Asp di Catania.
Dottore Luca, in che fase della pandemia ci troviamo?
È un momento complesso: da un lato i dati continuano a scendere, ma è molto diffuso il fai da te e la gente positiva non si denuncia più. Le uniche persone che fanno sapere alle autorità sanitarie di essere positive sono quelle che stanno molto male e che, nel timore di peggioramenti, contattano l’Asp, oppure i dipendenti, che hanno bisogno di un tampone per ottenere la malattia.
Chi ha sintomi lievi, dunque, non si denuncia?
Non ha nessun interesse a farlo, visto che se può evita tutti i passaggi del protocollo per denunciarsi, con chiamata e tampone molecolare di conferma. Di conseguenza le segnalazioni si sono ridotte anche se è ovvio che il virus sta circolando.
Quali sono i rischi, in questo scenario?
Purtroppo non tutte le persone sono responsabili come dovrebbero, e il fai da te potrebbe spingere a una maggiore leggerezza nella gestione del virus e delle terapie. Per esempio, potremmo perdere parecchie opportunità di usare monoclonali e antivirali, che invece sono strumenti validissimi nella lotta al virus. In più, è passato il messaggio che Omicron sia poco più che un raffreddore, e invece si dovrebbe continuare a fare molta attenzione.
Perché le terapie con monoclonali e antivirali potrebbero essere pregiudicate?
Sono farmaci che andrebbero somministrati al massimo a cinque giorni dal contagio. Con il fai da te invece si rischia di aspettare troppo e di sviluppare i sintomi gravi della malattia a sette, otto, dieci giorni dal contagio, quando antivirali e monoclonali non possono essere più usati.
Cosa ci aspetta, nei prossimi mesi?
Al momento la situazione è particolare, frutto di una campagna vaccinale che ha ridotto il rischio di malattia grave e di una certa opinione, diffusa soprattutto nei mezzi di comunicazione, secondo cui il Coronavirus si sarebbe trasformato in poco più che un raffreddore. Bisogna continuare a fare attenzione: in estate, anche con le altre varianti più aggressive, abbiamo sempre rilevato un calo dei contagi, quindi ora bisogna aspettare ottobre per capire cosa succederà. A quell’epoca però dovrebbero essere a disposizione anche dei vaccini aggiornati per Omicron, dunque possiamo essere fiduciosi.
Pubblicato il
15 Maggio 2022, 05:40