31 Ottobre 2022, 09:45
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ROMA – “Il reintegro dei sanitari non vaccinati contro Covid-19 e le ‘sanatorie’ per i no-vax rappresentano un’amnistia anti-scientifica e diseducativa”. Lo afferma il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta. La proposta del Mef di una sospensione fino al 30 giugno 2023 delle multe per gli over50 che non hanno rispettato l’obbligo vaccinale è “irrilevante dal punto di vista sanitario – commenta Cartabellotta – ma antiscientifica e fortemente diseducativa, visto che estende la cultura della sanatoria anche alle disposizioni che hanno l’obiettivo di tutelare la salute pubblica”.
“La parola d’ordine ‘discontinuità’ – spiega Cartabellotta in una nota – è assolutamente legittima in una repubblica democratica ma deve essere utilizzata anche per migliorare tutto quello che il Governo precedente non è riuscito a fare. Dalla raccolta più analitica dei dati sui pazienti ricoverati agli investimenti sugli impianti di aerazione e ventilazione dei locali chiusi; dall’accelerazione della copertura con i richiami vaccinali, all’implementazione di rigorosi protocolli terapeutici per le persone al rischio. Al momento, invece, la discontinuità sembra ridursi ad uno un mero smantellamento delle misure in atto e ad una vera e propria ‘amnistia’ nell’illusorio tentativo di consegnare la pandemia all’oblio, ignorando le raccomandazioni delle autorità internazionali di sanità pubblica”.
Rispetto allo stop dell’obbligo vaccinale per il personale sanitario e il reintegro dei sanitari no-vax sospesi, a partire dal 1 novembre, “il potenziale impatto in termini di sanità pubblica sarebbe modesto, sia perché la misura viene anticipata di soli due mesi rispetto alla scadenza fissata, sia perché riguarda un numero esiguo di professionisti. Ben diverso – rileva Cartabellotta – è però l’impatto in termini di percezione pubblica di questa ‘sanatoria’ e delle relazioni con la stragrande maggioranza dei colleghi che si sono vaccinati per tutelare la salute dei pazienti e la propria, anche al fine di garantire la continuità di servizio”. Peraltro, “al di là di una scelta individuale incompatibile con l’esercizio di una professione sanitaria, si tratta di persone che hanno spesso seminato disinformazione pubblica sui vaccini. Se da un lato il loro reintegro lancia un messaggio profondamente antiscientifico, va tuttavia ricordato che a livello locale possono essere stabilite disposizioni per affidare ai professionisti no-vax reintegrati – conclude – attività diverse da quelle clinico-assistenziali, senza configurare demansionamento”.
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31 Ottobre 2022, 09:45