20 Marzo 2021, 06:45
2 min di lettura
PALERMO – “È una situazione devastante, fino domenica scorsa abbiamo lavorato, ma da lunedì siamo andati giù a picco. Per la tipologia di piatti che prepariamo l’asporto è penalizzante, restiamo aperti per dare un minimo di servizio ma converrebbe chiudere. Pochissimi clienti, un decimo di quelli che vengono solitamente”. Sono le parole della proprietaria del fast food Di Martino, in via Giuseppe Mazzini, che dopo la breve parentesi in zona gialla che ha permesso di prendere una boccata d’ossigeno ha visto ripiombare nel limbo dell’incertezza economica la sua attività.
La Sicilia da lunedì scorso è tornata in zona arancione fino (salvo colpi di scena) al 6 aprile: possono restare aperti ma solo per l’asporto dalle 5 alle 22, così anche pasticcerie e gelaterie. Dalle 18, invece, la vendita è vietata ai locali senza cucina. Dopo il pranzo di Natale le nuove restrizioni fanno svanire nei ristoranti e titolari di bar le speranze riposte per la giornata di Pasqua.
Bar, ristoranti e mense sono stati anche travolti dall’assenza dei turisti italiani e stranieri e dallo smart working: registrando un calo del fatturato importante. Da quando molti hanno iniziato a lavorare da casa, infatti, sono cambiate le abitudini e ridotti i consumi nei pubblici esercizi. “Lo smart working ci ha fatto crollare il ricavato – dice la proprietà di Di Martino – i nostri clienti abituali non vengono più perché lavorano da casa”. Poi parlando dei ristori racconta di aver ricevuto da marzo 2020 a oggi 3mila euro. “Abbiamo diciannove dipendenti in cassa integrazione e al momento è arrivata soltanto quella di dicembre”.
Le fa eco il proprietario de Al Viale Kitchen and Coffee: “Da quando è caduto il governo non abbiamo ricevuto ristori. Lavoriamo per pagare le tasse, rispetto alla scorsa settimana registriamo un crollo del 50%. Abbiamo messo in cassa integrazione i nostri dipendenti”. Il locale presente in via della Libertà, zona in cui sono presenti diversi uffici, ha risentito pesantemente dell’assenza delle persone che durante la settimana popolavano il locale. “Speriamo sia l’ultima chiusura – aggiunge – ogni volta che riusciamo a lavorare un po’ di più viene vanificato tutto da queste aperture e chiusure a singhiozzo”.
“Abbandonati e uccisi dallo Stato” è lo slogan che è stato utilizzato durante le manifestazioni avvenute in settimana a Palermo. Martedì si sono radunati davanti Palazzo D’Orleans, poi mercoledì altra protesta pacifica dinanzi il Teatro Massimo promossa dallo chef Natale Giunta. Ansia, incredulità, incertezza e rabbia, cresce il malcontento dei titolari delle aziende che stanchi e stremati denunciano di non aver ricevuto ristori sufficienti e di non conoscere neanche i parametri su come saranno erogati in futuro.
Pubblicato il
20 Marzo 2021, 06:45