16 Ottobre 2020, 18:06
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PALERMO – Il rischio è che migliaia di tamponi abbiano avuto un esito fasullo. Nell’ipotesi più grave i pazienti risultati negativi al Covid erano in realtà positivi. O, ed è l’ipotesi meno grave, potrebbe essere accaduto al contrario che persone siano state costrette alla quarantena ed invece non erano state contagiate.
L’inchiesta che ha portato al sequestro del laboratorio Emolab di Alcamo, consorziato con la società Koala fa emergere una falla nel sistema di controllo. Gli indagati sono Benedetto Fabio Di Giorgi, rappresentante legale della società consortile Koala, e Salvatore Ciaccio direttore tecnico del laboratorio Emobal di via Torquato Tasso ad Alcamo. L’ipotesi contestata nel provvedimento chiesto dal pm Brunella Sardoni e disposto dal gip Caterina Brignone è la frode nelle pubbliche forniture.
La Procura della Repubblica di Trapani e i carabinieri del Nas di Palermo hanno bloccato con un sequestro preventivo d’urgenza la struttura trapanese. Già nei mesi scorsi era emerso che non avesse le carte in regola per processare i tamponi, eppure non è mai stata stoppata.
La catena dei controlli prevede un passaggio fondamentale. I laboratori, come quello di Alcamo, che hanno firmato una convenzione con un’azienda sanitaria provinciale, in questo caso quella di Trapani, sono sottoposti ad un controllo di qualità per potere svolgere il servizio per conto del Sistema sanitario regionale.
L’assessorato regionale alla Sanità ha istituito un apposito ente di controllo, con sede in piazza Ottavio Ziino, che verifica l’efficienza delle macchine con cui vengono processati i tamponi. Come? Facendo ripetere il test su campioni già processati e di cui si conosce l’esito. In caso di difformità di risultato il laboratorio deve adeguare le macchina per migliorare il servizio (così recita la convenzione).
Il punto è che ad Alcamo il 17 aprile alcuni campioni sono risultati “inaccettabili”, evidenziando un “report macchina non idoneo”. Andò peggio il successivo 3 luglio, quando un campione con esito negativo in realtà era positivo.
C’è di più: l’indice di errore da aprile a luglio sarebbe passato dal 25 al 45 per cento dei campioni sottoposti a controllo incrociato. Quando i carabinieri del Nas, lo scorso 9 ottobre, hanno eseguito l’ispezione ad Alcamo hanno trovato le stesse macchine senza che fosse stato eseguito l’adeguamento necessario. Macchine non idonee che hanno però continuato a processare migliaia di tamponi.
Ciò significa che potenzialmente migliaia di tamponi potrebbe avere avuto un esito non corrispondente al vero. Il laboratorio ha processato per conto di case di cura private della provincia di Palermo Trapani e Agrigento 5.173 tamponi per un importo fatturato, ma non incassato, di 258.000 euro; altri 440 tamponi per conto del dipartimento emergenza e urgenza del presidio ospedaliero di Alcamo, fatturati per 72.000 e incassati (dovrebbe trattarsi dei tamponi eseguiti a bordo di una nave da crociera) e altri mille tamponi sempre per l’ospedale di Alcamo non ancora fatturati per circa 48 mila euro.
Quanto scoperto ad Alcamo impone di allargare le indagini a tutti gli altri laboratori convenzionati con la Regione. Regione che nei giorni scorsi ha invitato i cittadini a segnalare chi specula sui prezzi. Ad Alcamo ci sono stati casi di tamponi pagati più dio cento euro a differenza dei 50 imposti dalla convenzione. Inoltre sarebbe emersa il mancato inserimento dei dati dei campioni positivi sul portare regionale (sarebbero stati comunicati alla sola Asp). Insomma, una situazione caotica.
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16 Ottobre 2020, 18:06