13 Ottobre 2020, 10:44
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CATANIA – I penalisti chiedono di poter svolgere il proprio lavoro in sicurezza ma anche con dignità. L’epidemia da Covid-19 ha registrato contagi anche tra il personale che opera al Palazzo di Giustizia e tra gli avvocati del Foro di Catania.
Un quadro preoccupante che ha spinto la Camera Penale “Serafino Famà” a convocare un incontro “all’aperto” per poter raccogliere doglianze e proposte da inserire in un documento da inviare ai presidenti di tutte le sezioni del Tribunale di Catania e della Corte D’Appello etnea.
“È indispensabile che siano fissate alcune semplici regole di organizzazione che consentano agli Avvocati di poter esercitare la loro professione nel massimo rispetto possibile delle regole di cautela sanitaria e evitino ai Giudici l’onere di pubbliche reprimende sul rispetto delle stesse cautele “, dicono i penalisti in premessa.
Poi arrivano dritti al punto, anzi ai punti. O meglio ad alcuni ‘nervi’ scoperti.
L’organizzazione delle udienze, soprattutto quelle fissate e tenute nei locali di via Crispi, non è “più procrastinabile”. La camera penale chiede che “siano tutte regolate con specifica previsione di fase oraria, quanto più possibile puntuale e prevedibile, e che tutte siano previamente (almeno 5 giorni prima) comunicate al COA di Catania”. E inoltre “appare necessario rivedere anche il carico di ogni singola udienza al fine di evitare che si raduni un numero esteso di testi e verbalizzanti”.
Inoltre secondo i penalisti “le Udienze di convalida e le direttissime dovrebbero essere assegnate a Giudici che non abbiano, in quella medesima giornata, udienza dibattimentale”. Sulla stessa logica si basa la richiesta “affinché i Giudici Onorari di Pace della sezione, impegnati nelle udienze monocratiche a loro assegnate nel proprio ruolo, non debbano essere chiamati, nella stessa giornata, a comporre altro Giudice collegiale interrompendo, così, l’ordinaria attività d’udienza”.
Il lockdown ha fatto emergere, senza paura di smentita, la totale inadeguatezza dell’edilizia giudiziaria di Catania. Alcuni maxi processi si svolgono in aule che per le difese non hanno a disposizione posti sufficienti e nemmeno microfoni.
“Le odierne situazioni contingenti – si legge nel documento della Camera Penale – rendono ancora più pressante la richiesta che i procedimenti con più imputati e parti, e quindi con un maggior numero di difensori, debbano essere celebrati in aule che consentano la compresenza di colleghi avvocati senza, per ciò solo, metterne in pericolo la salute, costringendo a prossimità e vicinanza che non consentono il rispetto delle più elementari regole di cautela e vigilanza sanitaria.
La richiesta di questa Camera Penale, che dà voce anche a pressanti e condivise richieste dei Colleghi, è finalizzata anche ad impedire che possa insinuarsi, nella dialettica processuale, la “sensazione” che, a fronte di un “lontano e protetto” giudice ci sia, nella stessa aula, una diversa considerazione – argomentano – per il popolo della difesa”.
In queste ore si è aggiunto – sullo stesso tema – anche un esposto, firmato da alcuni avvocati, in cui si chiede di poter celebrare i maxi processi al sito di Bicocca “maggiormente ampio ed attrezzato”.
L’esposto, inviato a Corte d’Appello, Tribunale, Procura e Arma dei Carabinieri, ha come scopo “quello di collaborare il più possibile con ogni istituzione interessata al buon funzionamento della giustizia locale”. Nelle ultime settimane, si sono celebrate udienze dove è fisicamente impossibile poter rispettare “il distanziamento”.
E ad alcuni penalisti non è apparso dignitosa l’ipotesi di sedersi sui posti destinati pubblico, senza un microfono e un banco dove appoggiare i faldoni del processo.
Il documento redatto dalla Camera Penale si conclude con la “consapevole assunzione delle responsabilità derivanti dal ruolo assunto nella rappresentanza delle ragioni dell’Avvocatura penalista del nostro Foro. In questo medesimo spirito si segnala che le lacune strutturali che impediscono il continuo ed integrale rispetto delle regole dettate a tutela della salute, pubblica e privata, impongono di ricercare strade comuni di intervento, esaurite le quali sarà compito inderogabile di questa Camera Penale – chiosano – interrogare e richiamare le prerogative d’intervento delle Autorità Amministrative e Politiche, regionali e nazionali”.
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13 Ottobre 2020, 10:44