Covid, la Sicilia in bilico: la 'minaccia' dei cluster e dei posti letto

Covid, Sicilia in bilico: la minaccia dei cluster e dei posti letto

Tra la zona bianca e i ricoveri che destano ancora qualche preoccupazione.
CORONAVIRUS
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In questa lunga coda della pandemia, prima della scadenza dell’emergenza fissata per il 31 marzo, ci sono conti che, a un primo sguardo, non tornano. I pronto soccorso Covid lavorano a ritmo sostenuto e la Sicilia potrebbe non tornare bianca proprio perché i posti letto occupati in area medica non sono ancora sotto le percentuali previste. Andiamo come sempre con ordine.

I posti in Terapia intensiva

Un punto di osservazione importante è la Terapia intensiva Covid dell’ospedale ‘Cervello’ di Palermo. Un po’ il termometro pandemico della Sicilia occidentale. I ricoverati sono pressappoco sempre gli stessi: tredici. Si va avanti con due ingressi circa al giorno. Dei pazienti attualmente ospiti della struttura sette sono non vaccinati: i più gravi, quelli che denunciano una sofferenza dal Coronavirus. Tra gli altri ci sono persone che hanno avuto già tre somministrazioni ma che si trovano in rianimazione in quanto positive, senza che, tuttavia, il Covid sia il motivo per cui sono lì. “Sa qual è il problema? – dice il dottore Baldo Renda, primario del reparto – con la fine dell’emergenza, se non succede qualcosa, molti contratti scadranno. E si tratta di personale importante la cui mancanza ci costringerà a ridurre i posti letto”.

Sicilia zona bianca? Nì…

Con il 31 marzo alle porte, nessuno si concentra più sui colori che, fino a qualche tempo fa, erano l’epicentro di ogni discorso. Tanto è vero che nessuno più bada al fatto che la Sicilia potrebbe passare zona bianca, già da lunedì prossimo. Ma non è detto che sia così. Le terapie intensive, nel complesso, sono sotto la soglia prescritta, i ricoveri ordinari no. Perché? Perché – ed è un problema all’ordine del giorno nelle stanza dell’assessorato alla Sanità – i cluster ospedalieri tengono alta la media. Arriva un positivo e il reparto si positivizza, facendo aumentare le percentuali dei contagiati in corsia. Molte strutture conoscono una situazione del genere.

I pronto soccorso

“Il Covid è finito per tutti, ma non per il pronto soccorso”, commenta un medico esperto, di servizio nelle aree d’emergenza. Nei Ps, anche no Covid, vengono scoperti diversi positivi, con i disagi del caso della sanificazione e del rallentamento delle attività. Mentre i pazienti Covid del pronto soccorso del ‘Cervello’, secondo le schermate colte nei vari momenti della giornata, si attestano quasi sempre sopra la ventina, quando erano dieci o dodici qualche settimana fa.


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