06 Aprile 2016, 19:39
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PALERMO – Gli ultimi due anni e otto mesi di condanna li sconterà ai servizi sociali. L’imprenditore Giovan Battista D’Agostino segue le sorti del fratello Benedetto e ottiene l’affidamento in prova. Entrambi erano stati condannati per il crac della Sailem.
I due fratelli fecero sparire i beni della società per stoppare le iniziative dei creditori ed evitare che finissero nel calderone di una bancarotta fraudolenta da 43 miliardi di vecchie lire.
Storia tormentata quella della “Società anonima italiana lavorazioni edili e marittime”. Fu dichiarata fallita nel 1999. I finanzieri accertarono la distrazione dei beni, ceduti senza incassare una lira a parenti e uomini di fiducia. Un elenco lunghissimo che comprendeva quote azionarie, decine di mezzi navali, imbarcazioni e opere d’arte. Ed ancora un panfilo e alcune vetture di lusso, tra cui una una Ferrari F40, furono vendute e i soldi utilizzati per coprire i buchi e pagare gli stipendi di altre società sempre riconducibili agli imprenditori. Furono proprio i lavoratori, rimasti senza stipendio per mesi, a mettere in mora la Sailem e ad avviare le procedure che giunsero all’epilogo del fallimento.
L’avvocato Fabio Bognanni ha chiesto e ottenuto l’affidamento in prova dal Tribunale di Sorveglianza. D’Agostino lavorerà in un centro di mediazione culturale. Ormai, dicono i giudici, si è lasciato alle spalle il passato. E lavorando ai servizi sociali potrà completare un “sano percorso rieducativo”.
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06 Aprile 2016, 19:39