28 Febbraio 2014, 11:34
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PALERMO – Antonello Cracolici risponde per quasi quattro ore ai pubblici ministeri. Si presenta con carte e appunti per dimostrare la trasparenza del suo operato di capogruppo del Pd nella scorsa legislatura all’Ars. L’inchiesta è quella sulle presunte “spese folli” del parlamento regionale. Al termine del faccia a faccia con i pubblici ministeri Maurizio Agnello e Sergio Demontis, Cracolici, accompagnato dagli avvocati Nino Caleca e Gaetano Insolera, ai cronisti ribadisce “quanto avevo già detto dopo avere ricevuto l’avviso di garanzia. E cioè che la gestione del gruppo è sempre stata impostata sulla trasparenza. Eravamo gli unici che da sempre facevamo un bilancio di previsione e uno consuntivo delle spese. Avevamo e abbiamo un assetto organizzativo del gruppo equiparato a quello del Senato che prevede una serie di figure. Dal presidente al vice-presidente, dal tesoriere all’amministratore. Certo non posso negare di avere comprato l’acqua, ma ho spiegato ogni spesa, centesimo per centesimo. Non ci sono spese che non sono state rendicontate, è chiaro che adesso spetterà ai magistrati fare le loro valutazioni”.
Nell’invito a comparire spedito un mese e mezzo fa a Cracolici ci sono i nomi di tutta la classe dirigente del Pd. Ecco perché il deputato, chiuso il confronto con i pm, ha incontrato il neo segretario Fausto Raciti. L’avviso passa ai Raggi x spese per oltre un milione e mezzo di euro che secondo i magistrati sarebbero stati utilizzati a sproposito o quanto meno poco documentati. Figurano l’ex segretario Giuseppe Lupo, l’attuale capogruppo Baldo Gucciardi e il “renziano” Davide Faraone. Per proseguire con Roberto Ammatuna, Pino Apprendi, Giovanni Barbagallo, Mario Bonomo, Roberto De Benedictis, Giacomo Di Benedetto, Giuseppe Digiacomo, Nino Di Guardo, Miguel Donegani, Massimo Ferrara, Dino Fiorenza, Michele Galvagno, Giuseppe Laccoto, Vincenzo Marinello, Bruno Marziano, Bernardo Mattarella, Camillo Oddo, Filippo Panarello, Giovanni Panepinto, Salvino Pantuso (gli viene contestata la spesa di una manciata di euro per un necrologio che l’ex deputato, rimasto in carica pochi giorni, ha chiarito di avere pagato di tasca propria) Giuseppe Picciolo, Concetta Raia, Franco Rinaldi, Lillo Speziale, Salvatore Termine e Gaspare Vitrano: Cracolici, secondo l’accusa, avrebbe disposto senza ragione “l’erogazione di anticipi a valere sul contributo portaborse spettante ai deputati”. Il totale è enorme: 467.578 euro, ai quali si aggiungono i 21.951 incassati dallo stesso Cracolici, che dal 2008 al 2012 avrebbe ottenuto anche “indebiti anticipi sul contributo portaborse” per 110 mila euro.
Non è l’unico caso di questo tenore. Secondo l’accusa Cracolici, che è stato il primo a fare scoppiare il caso dicendo di aver ricevuto l’avviso a comparire durante il dibattito all’Ars sulla Finanziaria, avrebbe anche autorizzato il rimborso di spese, secondo i magistrati “indebitamente sostenute”, per attività politiche dei deputati. Alla vigilia delle tornate elettorali, inoltre, sarebbero stati spesi 95.637 euro: 28.150 per sondaggi e indagini elettorali, 8.690 per non meglio precisate “finalità politiche legate ai referendum” e 58.797 oer “contributi al Partito democratico e sue organizzazioni territoriali”.
I soldi, però, non sarebbero andati solo ai deputati in carica. Dalle casse del gruppo sarebbero stati versati “anticipazioni/prestiti” per gli ex deputati regionali Mirello Crisafulli (1.181), Giovanni Parisi (268), Pippo Cipriani (2.500) ed Enzo Napoli, componente della segreteria del partito (per lui mille euro). A questi soldi si sommano anche i contributi per l’attività politica dell’ex capogruppo della Margherita nella legislatura precedente, Giovanni Barbagallo: a lui nel 2009 sono stati versati 17 mila euro, ma secondo i pm manca la documentazione delle spese sostenute. Un ultimo obolo, da 3.390 euro, sarebbe stato inoltre versati ai circoli territoriali del Pd. Con i soldi del gruppo, poi, si pagavano i regali di Natale, i biglietti, i panettoni e le ceste: 49.931 euro. Ed ancora, i regali di nozze (5.990 euro), 17.763 euro di “omaggi e regalie”, le consumazioni dei deputati e dei dipendenti (73.037 euro), le spese legali da 50 mila euro per difendere singoli deputati contro il ricorso di Rita Borsellino (divise equamente fra Natale Bonfiglio, Daniela Ferrara, Stefano Polizzotto e Giovanni Pitruzzella), i contributi alle associazioni (6.720 euro), una cena a Villa Alliata (4.700 euro), i necrologi (13.675 euro), gli sms (20.816) e qualche concerto in giro per la Sicilia (5 mila euro in due occasioni alla Grandi Servizi e 1.500 alla Mg Music Promotion di Cefalù). E poi le cialde del caffé e l’acqua, che sono costate rispettivamente 8.076 e 2.129 euro, e che sono state pagate con i soldi dei cittadini.
C’è infine un ampio capitolo dedicato ai dipendenti. Ai quali, in concorso con il consulente Vincenzo Barbaro, sarebbero state riconosciuti retribuzioni che i magistrati giudicano “non spettanti”. Cracolici ha spiegato ogni spesa. Si è detto sereno e convinto di avere fatto tutto in piena trasparenza.
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28 Febbraio 2014, 11:34