Cracolici si difende: | “Non un soldo in tasca”

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15 Gennaio 2014, 12:43

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PALERMO – Andrà a deporre in procura il giorno di San Valentino. Le porte allo tsunami che ieri ha investito l’Assemblea regionale le ha aperte lui stesso, Antonello Cracolici, che ha ricevuto un avviso di garanzia contenente una trentina di addebiti e lo ha subito annunciato all’aula che in quel momento stava esaminando gli ultimi articoli della finanziaria. Oggi l’ex presidente del Pd all’Ars, accompagnato dal capogruppo Baldo Gucciardi e dal segretario del Pd Giuseppe Lupo, entra nei dettagli dell’inchiesta che ha coinvolto anche lui, oltre ad una novantina di politici siciliani. Compresi i due deputati che gli siedono vicino. E’ arrabbiato – dice – ma fiducioso. “Perché mai si potrà dimostrare che mi sono messo in tasca un solo euro di soldi pubblici”.

Un’arringa auto difensiva che l’ex capogruppo del Partito democratico, più che all’autorità giudiziaria, deve all’opinione pubblica “in quanto uomo pubblico, eletto dai cittadini”. “Questa vicenda – afferma – mi sta fortemente segnando. Non mi era mai capitato. Anzi, mi capitò oltre 30 anni fa, quando fui denunciato per avere affisso abusivamente dei manifesti del mio partito. Allora la questione si è risolta con 50 mila lire di multa”.

Ma su una cosa, Cracolici vuole essere chiaro. Nessun addebito di natura personale: “Non mi vengono addebitate illecite condotte personali. Ma le azioni contestate riguarderebbero la funzione, la qualità di capogruppo, cioè come responsabile legale del gruppo. La mia gestione ha prodotto un avanzo da 800 mila euro che ho provveduto a trasferire, dopo un parere richiesto anche all’Avvocatura dello Stato. Credo che chi produce un avanzo del genere, forse qualche criterio di rigore lo ha usato. Mentre leggo che qualche gruppo ha avuto persino difficoltà a pagare i Tfr”.

Poi, un passaggio sulle spese per il personale del gruppo: “Il gruppo del Pd – spiega Cracolici – è come se fosse un partito. Si riunisce, discute, vota. E anche il gruppo, quando è stato istituito, ha approvato un regolamento. In quel regolamento abbiamo previsto che le risorse del gruppo sarebbero state utilizzate soprattutto per il personale. Personale che non è mai stato assunto dal Pd, ma che era già presente alla nascita del gruppo stesso. Dipendenti ai quali abbiamo sempre applicato i contratti di lavoro e dei dipendenti privati dell’Ars. Contratto non sottoscritto da me, ma dai miei predecessori”.

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“Nessuna contestazione personale, quindi, – prosegue il deputato Pd – e alcune contestazioni sono anche abbastanza generiche. In alcuni casi non ho la minima idea di cosa stiamo parlando. E non ci sono nemmeno contestazioni per acquisti impropri. Né borse, né cravatte, né gioielli. Mi si contestano soltanto dei regali di Natale. Si è sempre fatto, anche con i vertici dell’Assemblea, o con la stampa. Lo fa qualsiasi azienda. E ricordiamo che il gruppo parlamentare è come un’azienda. È un’associazione, quindi, regolata dal codice civile. Se certe cose, come comprare l’acqua o le cialde per il caffè, vengono considerati reato, io mi arrendo, mi consegno subito. Se fare i necrologi è reato, mi chiedo come mai non ci abbiano contestato le corone di fiori. Ogni 30 aprile e ogni 6 gennaio il Pd ordina una corona per Pio La Torre e una per Piersanti Mattarella. Se anche quelle sono spese improprie, allora è un reato”.

“Se anche inviare sms è un reato, – insiste Cracolici – continuiamo a commetterlo ogni giorno. E’ un reato pagare i buoni pasto per i dipendenti del gruppo, che spesso sono tutto il giorno all’Ars? Sono dipendenti del gruppo, non portaborse. E’ illegale o magari un furto rimborsare le spese telefoniche all’addetto stampa?”.

“Nessuno di noi – ribadisce l’ex capogrupo Pd – ha mai utilizzato soldi per spese proprie. Mai un viaggio con la moglie, mai nessuna spesa a fini privati. Si contesta che i deputati possano svolgere attività politico-istituzionali nei territori con parte dei fondi del gruppo. E dico che per questo c’è anche un regolamento che lo prevede”. Non c’era, invece, un regolamento che dicesse ai parlamentari regionali come si potevano utilizzare le risorse dei gruppi. Almeno fino al 2012. “Decidevamo come spendere soltanto in base al nostro buon senso, e il fatto che mi vengano contestati i panettoni per i dipendenti dovrebbe dirla lunga sul mio conto”.

L’esito delle indagini iniziate più di un anno stupisce più che spaventa. Lupo e Gucciardi hanno “fiducia nella magistratura”, ma nessuno di loro nasconde una certa rabbia “per il circuito mediatico che si è messo in moto”. E Cracolici, in un certo senso, difende anche Faraone. “E’ inaudito che venga presentato come un criminale a prescindere. Non c’è rispetto per la verità”.

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15 Gennaio 2014, 12:43

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